L’Iraq domani al voto per eleggere il parlamento sotto la minaccia di Al Qaeda

Domenica si vota in Iraq per le elezioni del nuovo Parlamento iracheno. A Bagdad e nel resto del paese la campagna elettorale è ormai alle ultime battute e in molti, più che al voto di domenica, hanno pensato a fare scorta di viveri e benzina. Perchè non si sa mai e fanno paura le minacce di Al Qaeda che, attraverso l’autoproclamato «Stato islamico in Iraq», ha dichiarato il «coprifuoco» nelle ore del voto («dalle 6.00 del mattino alle 6.00 della sera») «in tutto l’Iraq e in particolare nelle zone sunnite».

E anche perchè, dalle 22.00 di sabato alle 7:00 di lunedì, le autorità hanno imposto per motivi di sicurezza il divieto di circolazione a tutti i veicoli non autorizzati, mentre «tutti gli aeroporti e le frontiere rimarranno chiusi», ha precisato il generale Qssim Atta, portavoce del comando per le operazioni di sicurezza nella capitale.

E’ comunque già terminata ogni attività di campagna elettorale, per una «pausa di riflessione». In un’atmosfera resa pesante da un vento carico di sabbia che soffia da un paio di giorni su Baghdad, e solleva da terra un numero infinito di volantini elettorali che nessuno guarda più, molta gente è a casa, anche per evitare gli infernali ingorghi degli ultimi tempi, da quando le forze di sicurezza hanno dato un ulteriore giro di vite ai controlli e le file davanti ai posti di blocco, per le perquisizioni delle auto, sono diventate interminabili.

Un po’ di affollamento si può vedere solo davanti alle stazioni di servizio, dove oltre a fare il pieno per l’auto, i clienti facevano rifornimento di benzina per i generatori di corrente che tutti hanno in casa, non potendo contare sull’affidabilità delle forniture di elettricità. Anche diversi negozi alimentari erano affollati di clienti, che spesso si lamentavano per un «inspiegabile» aumento dei prezzi di molti prodotti di base. In fila alla cassa, alcuni elettori si scambiavano commenti, sulla rumorosa e invadente campagna elettorale.

«Non servono metodi creativi per chiedere il voto. Pensassero piuttosto a lavorare», riassume in maniera asciutta il pensiero di molti un verduraio del quartiere commerciale Karrada parlando con i suoi clienti. Un disincantato tassista, evidentemente sunnita, nel quartiere Ameriya si dice invece determinato a votare per la lista laica dell’ex premier Iyad Allawi, affermando che i leader sunniti hanno venduto l’anima agli sciiti entrando nel governo di Nuri al Maliki. Davanti ad un manifesto con la foto del vice presidente sunnita Tareq al Hashimi con le mani giunte in un gesto di unità, sprezzante afferma: «Vuole dimostrare come ci schiaccerà con le sue mani».

Si tratta di uno stato d’animo comune, il suo, tra i sunniti, che durante gli anni del regime di Saddam Hussein avevano nella mani molte leve del potere e che decisero di boicottare le elezioni del 2005 lasciando agli sciiti e ai curdi la gran parte dei seggi in Parlamento. Questa volta sono però decisi a votare, nonostante le minacce di Al Qaeda o di altri gruppi terroristi. In particolare, il Site, il centro di monitoraggio americano sui siti integralisti islamici, ha reso noto venerdì un messaggio dell’organizzazione terroristica che, attraverso Internet, ha dichiarato «il coprifuoco» domenica dalla mattina alla sera, avvertendo che chi violerà questa disposizione (andando a votare) «si esporrà alla collera di Allah e a ogni sorta di arma mujaheddin».

Minacce, più o meno velate, sono state pronunciate anche in alcune moschee. In molte gli imam, nel corso della preghiera del venerdì, hanno esortato i fedeli a «compiere il loro dovere andando ai seggi» ma in altre il tono era diverso. In una moschea sunnita nel quartiere Jamia di Bagdad, nel corso del sermone l’imam ha sostenuto che «per liberarci dei tiranni che ci hanno schiavizzato dobbiamo rivolgerci a Dio» e poi ha confessato di sentirsi «confuso e disorientato davanti a tutti questi manifesti, volantini e nomi di persone che promettono di aiutarci e volere la pace. Ma io vi dico – ha aggiunto con l’indice rivolto al cielo – che gli unici salvatori sono quegli uomini che hanno indossato la fascia dell’Islam». Come dire gli attivisti islamici armati.

Intanto proprio a ribadire il clima di tensione che si respira in Iraq, tre persone sono rimaste uccise e almeno altre 50 sono state ferite in un attentato con autobomba nella città santa di Najaf, nel centro dell’Iraq. Due delle vittime sono pellegrini iraniani. L’auto è esplosa a meno di mezzo chilometro di distanza dal Mausoleo dell’imam Ali, meta del pellegrinaggio dei fedeli sciiti iraniani e iracheni nel centro città, un luogo solitamente molto controllato, ancor di più oggi, vigilia delle elezioni legislative.

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lgermini