MALE’ – In un preoccupante esempio di quanto poco solida sia la democrazia costituzionale nelle Maldive, la polizia ha deciso il 19 ottobre di propria iniziativa di impedire alla Commissione elettorale di procedere all’apertura dei seggi per la ripetizione del primo turno delle elezioni presidenziali, sostenendo che ”era stata violata una delle disposizioni della Corte Suprema”.
L’azione delle forze dell’ordine ha avuto come effetto di provocare la protesta della principale forza di opposizione, il Partito democratico delle Maldive (Mdp) dell’ex presidente Mohamed Nasheed, soprannominato il ‘Mandela maldiviano‘ che fu estromesso dal potere da un ‘golpe di velluto’ oltre 18 mesi fa.
Migliaia di militanti del Mdp sono scesi pacificamente in strada bloccando numerosi servizi pubblici e realizzando un sit-in sulla centralissima Majeedhee Magu di Malè. La ripetizione oggi della giornata elettorale era stata fissata quando la Corte Suprema aveva annullato un primo turno vinto il 7 settembre scorso con il 45,45% dei voti da Nasheed, accogliendo il ricorso di un candidato escluso dal ballottaggio.
In un clima di grande tensione gli agenti si sono presentati all’alba nella sede della Commissione poche ore prima dell’inizio delle votazioni, intimando il blocco immediato delle procedure, e imponendo cosi’ di fatto l’annullamento del voto. Quello che avrebbe motivato il comportamento della polizia, che si è incredibilmente mossa senza ordini di organi governativi o giudiziari, è stata la ”constatazione” che le liste degli elettori erano state approvate solo da una forza, il Partito democratico delle Maldive (Mdp) di Nasheed, ma non dalle altre due che presentano candidati (Partito progressista delle Maldive e Partito Jumhooree) e che sono legate direttamente o indirettamente all’ex dittatore maldiviano, Maumoon Abdul Gayoom.
Sconsolato, il presidente della Commissione elettorale, Fuwad Thowfeek, ha dovuto confermare l’annullamento delle operazioni di voto osservando che ”non si può procedere se la polizia ci fa ostruzione”. Thowfeek non ha esitato neppure ad accusare la stessa Corte Suprema che a suo avviso ”sta violando la Costituzione limitando l’indipendenza della Commissione”.
Per cercare di non far precipitare il Paese nel baratro di un pericoloso vuoto costituzionale, il presidente uscente Mohamed Waheed, che aveva tentato di farsi rieleggere ma che poi ha ritirato la sua candidatura, ha rivolto un appello a tutte le parti a cooperare nel reperimento di una data opportuna per rendere possibile, come previsto, un regolare avvicendamento alla presidenza l’11 novembre. Ed ha per questo lui stesso proposto la data di sabato 26 novembre per tenere una volta per tutte il primo turno di votazioni.
Il nuovo stop al processo elettorale è stato vivamente criticato da Stati Uniti, Gran Bretagna, India e da responsabili del Commonwealth, che hanno unanimemente chiesto ”un ripristino immediato delle procedure democratiche” e lo svolgimento di ”elezioni libere, trasparenti ed inclusive”.