Marocco al referendum, vince il re, perde l'astensionismo

RABAT – Ha vinto re Mohammed VI. Il sovrano marocchino è riuscito, ancora una volta, a conquistare l'appoggio dei suoi sudditi. Oggi, 1° luglio, la maggioranza dei 13 milioni di elettori si è recata alle urne, nonostante il caldo torrido e gli inviti al boicottaggio di una parte del 'Movimento 20 febbraio' , della sinistra e degli islamisti, ed ha partecipato al referendum sulla riforma costituzionale voluta dal sovrano.

Secondo dati del Ministero degli Interni, oltre il 60% aveva votato alle 17:30. I seggi si sono chiusi alle 19:00, ma solo domani verrà comunicato il dato finale dell'affluenza. La previsione ufficiosa è che la percentuale potrebbe attestarsi sul 70-75%, compreso il voto degli emigrati all'estero.

In risposta alla crescente domanda di democrazia espressa dalle piazze del Marocco, re Mohammed aveva annunciato lo scorso 17 giugno un progetto per trasferire parte dei suoi poteri assoluti al Parlamento, al governo e alla giustizia e per conferire al berbero, cultura a cui appartiene la maggioranza dei marocchini, lo status di lingua ufficiale della Nazione al fianco dell'arabo.

Con la riforma, la monarchia marocchina si colloca a mezza strada tra l'assolutismo che ha caratterizzato la casa reale di Rabat fino ad oggi e la forma costituzionale propria della corona britannica o spagnola.

La vittoria dei sì al referendum è scontata, anche se i risultati definitivi saranno disponibili domenica. La battaglia infatti non era tra il 'sì' e il 'no' ma tra partecipazione e astensionismo.

Su cosa fare, il Movimento del 20 febbraio, promotore delle manifestazioni dei mesi scorsi della 'Primavera araba' in versione marocchina, si era diviso.

La maggioranza aveva esortato i connazionali a disertare i seggi e ad andare al mare, giudicando il progetto del re ''del tutto insufficiente''; alcuni attivisti hanno deciso però di partecipare.

L'invito al boicottaggio era venuto anche dall'estrema sinistra e, sul fronte opposto, dagli estremisti islamici del movimento (non legale) Al adl wa Al Ihssane, che vagheggiano un cambio di regime, con una sorta di 'califfato' integralista.

Forse l'affluenza di oggi non raggiungerà le cifre bulgare che qualcuno alla Corte magari sperava, ma ha segnalato una volontà di partecipazione degna di un Paese che punta ad avviarsi verso una democrazia più compiuta. Un risultato notevole specie se paragonato alle elezioni legislative del 2007, quando a recarsi alle urne fu solo il 37% dell'elettorato.

Determinante è stato ancora una volta il ruolo del re, un sovrano che ha ''una popolarità enorme'' in Marocco, come sottolinea lo studioso ed esponente del partito 'Movimento popolare (58)', Lahcen Haddad. Da quando è salito al trono, Mohammed VI, a differenza del suo temuto padre Hassan II, ha dato prova di apertura e liberalismo, introducendo già da diversi anni un'importante riforma della famiglia che parifica i diritti degli uomini e delle donne.

In Marocco il volto del sovrano è dappertutto. Non solo nei luoghi pubblici e istituzionali, come le scuole, gli uffici, le banche, ma anche nei bar, nelle pasticcerie, persino sui cruscotti dei taxi. Finora la sua figura era, per legge, tutelata come ''sacra'', in quanto discendente di Maometto.

Nella nuova costituzione, lui stesso si ridimensiona a ''capo'' della religione islamica, ma senza per questo perdere – come ha dimostrato il referendum di oggi – il fascino sui marocchini.

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Maria Elena Perrero