Vladimir Putin e Dmitri Medvedev potrebbero correre entrambi alle prossime presidenziali del 2012, ma stavolta non pedaleranno più insieme come primo ministro e presidente come fatto finora, ma saranno pronti a contendersi la poltrona di presidente.
«Siamo persone vicine che lavorano in comune e riusciremo a metterci d’accordo per una soluzione ragionevole», ha detto Medvedev durante una conferenza stampa a Roma, in occasione del vertice italo-russo a Villa Madama.
Nel maggio del 2008, quando la Duma, votò il trionfo da primo ministro di Putin (392 voti a favore, 56 contro), in pochi credevano che con Medvedev sarebbe stato un tandem: dietro le decisioni di Medvedev ci sarebbe stato sempre lo zampino dello stratega ed ex colonnello del Kgb.
In quell’occasione Medvedev concesse a Putin un «ruolo chiave nella realizzazione degli obiettivi elaborati sotto la sua guida e oggi inseriti nella strategia dello sviluppo del paese sino almeno al 2020»: ovvero l’uno il braccio destro dell’altro.
Adesso però entrambi vogliono prendere le redini della Russia. Se oltre un anno e mezzo fa Medvedev diceva: «Abbiamo lavorato e continueremo a lavorare insieme, e credo che nessuno dubiti sul fatto che il nostro tandem si rafforzerà assicurando così la continuità del corso politico che è stato sostenuto dalla popolazione. Putin ha alle spalle due mandati presidenziali e in questo periodo ha segnato una svolta nel nostro paese, cambiando radicalmente la posizione della Russia nel mondo», adesso evita i commenti articolati e mira piuttosto a sgombrare il campo dai rischi di uno scontro istituzionale.
Di sicuro hanno lavorato bene quanto Medvedev era a capo di Gazprom, braccio energetico di Mosca e chissà che i suoi contatti in quegli ambienti non possano ancora fare comodo agli oligarchi del Cremlino.