Medio Oriente, stallo sui negoziati: Netanyahu propone una moratoria condizionata. L’Anp rifiuta

Benjamin Netnyahu

Il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu ha aperto oggi, 11 ottobre, a Gerusalemme la sessione invernale della Knesset lasciando aperta la porta a una nuova moratoria degli insediamenti ma solo in cambio di un riconoscimento palestinese di Israele come stato degli ebrei. Secca e immediata la risposta, negativa, dell’ Autorità nazionale palestinese (Anp).

A Gerusalemme, intanto, il ministro degli Esteri Avigdor Lieberman ha invitato l’ Europa a risolvere i suoi problemi prima di occuparsi di quelli dei negoziati israelo-palestinesi.

Davanti a un’aula affollata, anche per la presenza nella balconata degli ospiti di numerosi esponenti del corpo diplomatico, Netanyahu ha affrontato le questioni di politica estera affermando che gli israeliani si attendono dai palestinesi non solo richieste e condizioni ma anche gesti che li convincano della loro buona volontà.

Quale gesto più convincente di un sincero spirito di pace, ha detto, se non ”un aperto riconoscimento della dirigenza politica palestinese davanti al suo popolo che Israele è lo Stato-nazione del popolo ebraico”. Un’affermazione che ha sollevato un coro infuriato di proteste da parte dei deputati dei partiti arabi.

Se la risposta sarà positiva, ”io sarò pronto – ha dichiarato il premier – a convocare il mio governo e a chiedergli un nuovo congelamento delle costruzioni negli insediamenti”.

Netanyahu ha detto che Israele sta ora valutando alcune proposte degli Stati Uniti per salvare dal fallimento i colloqui di pace diretti israelo-palestinesi.

I negoziati erano ripresi, dopo un’interruzione di quasi due anni, all’inizio dello scorso settembre ma erano stati poi sospesi dopo poche settimane, in seguito allo scadere della moratoria degli insediamenti che il governo Netanyahu aveva ordinato dieci mesi prima.

La risposta dell’ Anp alla condizione posta da Netanyahu per una nuova moratoria è giunta quasi immediatamente ed è stata un secco no a un riconoscimento di Israele come Stato degli ebrei.

Il portavoce presidenziale Nabil Abu Rudeina ha detto che ”la questione dell’ebraicità dello Stato non ha nulla a che fare con quella dei negoziati” la cui ripresa, ha insistito, dipende dal congelamento delle costruzioni negli insediamenti.

Si è rivelato intanto una vera doccia fredda per i ministri degli Esteri Miguel Moratinos (Spagna) e Bernard Kouchner (Francia) il colloquio della scorsa notte a Gerusalemme con il loro omologo Lieberman. Rispondendo agli ospiti che cercavano di esplorare le possibilità di ripresa dei colloqui con i palestinesi Lieberman, secondo i media locali, ha seccamente risposto: ”Prima pensate a risolvere i vostri problemi in Europa, e poi tornate da noi e allora sarò forse disposto ad accettare i vostri consigli”. Israele, ha continuato, non sarà un agnello sacrificale sull’altare di altrui interessi e ”non sarà la ‘Cecoslavacchia del 2010”.

Anche l’incontro del premier con i due ospiti sarebbe stato piuttosto ruvido, secondo i media locali.

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Maria Elena Perrero