Il presidente dello Zimbabwe, Robert Gabriel Mugabe, è a Roma per il vertice mondiale organizzato dalla Fao sulla sicurezza alimentare. Il capo di Stato del paese africano, ricchissimo di materie prime ma poverissimo di risorse e conomiche, oltre che morali (in Zimbabwe si consumano in media venti stupri di bambini al giorno) è giunto all’aeroporto di Fiumicino alle 7 a bordo di un volo speciale. Folta la delegazione, oltre 60 persone tra funzionari ministeriali e guardie del corpo, al seguito di Mugabe.
L’arrivo di Mugabe mette in tutta evidenza il dubbio sull’utilità di organismi come la Fao per la comunità mondiale, al di là dei suoi riccamente retribuiti impiegati e dirigenti e dei proprietari delle case romane che affittano. Con che decenza può l’Onu chiedere denaro agli altri paesi del mondo, dove imperversa la crisi economica, per aiutare dittatori africani che hanno ridotto in miseria loro stessi la propria gente? E getta anche un’ombra sulla credibilità delle campagne di personaggi come Bono degli U2 e Bob Geldof, indiscutibili come cantanti, un po’ meno al di sopra ogni critica come propugnatori di cause dubbie.
Il dubbio che i soldi negati alla ricerca scientifica in Italia vadano a finanziare personaggi come Mugabe, per alimentare le loro proprietà immobiliari in Europa, i loro conti in Svizzera e i loro acquisti di armi per reprimere le proteste in casa dovrebbe raffreddare un po’ gli entusiasmi.
In abito grigio chiaro, camicia celeste, cravatta rosa e fazzolettino dello stesso colore nel taschino della giacca, un mazzolino di fiori rossi tenuto stretto tra le mani, il “padre padrone” dello Zimbabwe, dopo la discesa dall’aereo, è quindi transitato in aeroporto passando attraverso il “Cerimoniale di Stato”, l’area riservata alle personalità politiche e religiose. Dopo una sosta durata oltre mezz’ora, durante la quale Mugabe ha conversato con il suo entourage in una delle sale di rappresentanza, il presidente dello Zimbabwe poco dopo le 8, accompagnato dall’ambasciatrice dello Zimbabwe in Italia, Mary Margaret Muchada, e sotto nutrita scorta ha quindi lasciato in auto lo scalo per raggiungere la capitale.
Mugabe è considerato “persona non gradita” negli Stati Uniti e odiato in tutto il mondo anglosassone.
Eroe dell’indipendenza del suo paese, Mugabe, da decenni al potere, per conservarlo ha messo in carcere molti oppositori, ha messo in un angolo la libertà di stampa e, per guadagnare consensi tra i suoi elettori nelle masse impoverite, ha nazionalizzato le fattorie gestite dai bianchi distribuendo la terra ai neri. Il risultato, al di là di qualche omicidio a sfondo razziale, è stato disastroso, con un aggravamento dell’economia dello Zimbabwe, la fuga dei bianchi e una ancor maggiore miseria per la popolazione.