Netanyau e Putin, attenti a questi due: stanno alzando il tiro. Sono pronti a tutto. Dubitarne è rischioso. Un azzardo. Di più: è una imprudenza bella e buona, dati i tempi. Dunque “estote parati” (“Siate pronti”). Non lo raccomanda solo Matteo nel Vangelo, Lo cantano pure gli scout come a loro insegnato quella vecchia volpe di Lord Baden Powell – il generale britannico fondatore dello scoutismo – scegliendo l’espressione quale motto associativo. E i Lupetti lo cantano in tutto il mondo. La raccomandazione è oggi di stringente attualità. Ecco perché.
Bibi se ne fa un baffo delle pressioni Usa di Biden e del richiamo al “rispetto dei diritti umani” che il 77enne Josep Borrell gli rifila, ogni due per tre, dal suo scranno Ue. No. Netanyau tira dritto. I miliziani islamisti continuano a lanciare razzi su Israele, la tensione è ormai alle stelle al confine settentrionale e siccome “guerra chiama guerra”, Bibi stringe la morsa su Rafah, medita una incursione profonda in Libano “per ripristinare la sicurezza” ed è pronto ad “una azione molto potente”. Gli Hezbollah sono avvisati. Se Bibi non risponde a tono, il suo governo “salta”. Avvertimento dei coloni israeliani (700 mila) che vivono in Cisgiordania e a Gerusalemme Est. E la tregua si allontana.
Sull’altro fronte Ismail Haniyeh, leader di Hamas, agli occhi degli Ebrei è soltanto uno che ciurla nel manico, abile ai raggiri e ai continui rinvii degli impegni assunti. Il politico palestinese (attualmente stabile a Doha in Qatar) insomma non è (per ora) un interlocutore affidabile. E la guerra continua.
Il leader russo, in occasione del Forum Economico Internazionale di San Pietroburgo, mercoledì 5 giugno ha parlato più di tre ore con la stampa di tutto il mondo spiazzando i più con cinque esternazioni sorprendenti. Eccole, in estrema sintesi.