Al termine di una riunione di tre giorni, il direttore generale dell’Agenzia atomica internazionale, l’egiziano Mohammed ElBaradei, aveva annunciato mercoledì di avere fatto circolare una «proposta di accordo» per il risolvere il contenzioso. Da una parte si salvaguarda il diritto dell’Iran di procedere alla trasformazione di combustibile nucleare per alimentare un reattore a fini di ricerca. Dall’altra, con lo spostamento in Russia – in Francia è un’altra opzione possibile – delle operazioni di arricchimento dell’uranio, si scongiura il rischio che gli ayatollah usino quel combustibile nucleare per fabbricare la bomba atomica.
Il compromesso nasce dopo che l’Iran ha ignorato per ben tre volte le risoluzioni Onu che intimavano la sospensione delle attività di arricchimento di uranio. Risoluzioni rese necessarie dal fondato sospetto occidentale che, dietro lo sfruttamento per fini civili del nucleare, lecito, l’Iran stesse lavorando alla fabbricazione di armi atomiche.
La bozza di accordo prevede che l’Iran consegni fino al 75% (1.200 su 1.500 kg) delle sue riserve di uranio arricchito a un basso livello (5%) – fin qui ammassate nonostante i divieti posti dall’Onu – a paesi terzi (Russia e Francia). Qui l’uranio verrebbe arricchito fino a circa il 20% per essere poi restituito all’Iran per essere utilizzato a fini esclusivamente pacifici in un reattore di ricerca medica sotto controllo Aiea.