Quindi il presidente ha annunciato le nuove misure: lo stanziamento di un miliardo di dollari per la sicurezza, il rafforzamento del sistema delle black list, ovvero gli elenchi dei sospetti terroristi non ammessi sui voli diretti negli Usa, e la revisione del sistema di concessione e di revoca dei visti necessari per entrare negli Stati Uniti (l’attentatore del volo di Natale aveva un regolare visto di ingresso negli Usa). In futuro – ha assicurato – l’intelligence dovrà assegnare specifiche responsabilità per indagare su tutte le possibili minacce intercettate e chi sbaglierà sarà chiamato a risponderne.
Una posizione ben diversa da quella espressa a caldo da Obama, che aveva parlato di errori «inaccettabili e intollerabili». Il presidente, accusato dai repubblicani di avere reagito con scarsa prontezza (era in vacanza alle Hawaii), annuncia l’immediata entrata in vigore di nuove misure di sicurezza. Il rapporto, stilato da John Brennan, consigliere per il terrorismo, contiene dettagli che il consigliere per la sicurezza nazionale James Jones ha definito «scioccanti».
Un’inchiesta volta ad analizzare gli errori commessi dall’intelligence Usa e a spiegare come sia stato possibile che, a otto anni dalle stragi dell’11 settembre, le maglie della sicurezza americana non siano riuscite a fermare il giovane nigeriano, un estremista schedato dal dipartimento di Stato con una bomba nascosta negli slip. Ma non basta.
Dall’inchiesta emergerebbe l’ulteriore beffa. I funzionari della dogana erano pronti a fermare e interrogare il giovane nigeriano una volta sceso dall’aereo che lo aveva portato da Amsterdam a Detroit. Seppure con molto ritardo qualcuno si sarebbe infatti accorto di qualche stranezza. «Quelli di Detroit erano pronti a fargli una seconda ispezione» ha detto un ufficiale della sicurezza al Los Angeles Times. «La decisione era già stata presa. I dati del dipartimento di Stato parlavano allarmati di questo tipo, dicevano chera aveva frequentato degli estremisti nello Yemen. Dovevano soltanto decidere se fermarlo o no una volta sceso dall’aereo».
«Obama è giustamente allarmato dal fatto che erano a disposizione dell’intelligence brandelli di informazioni, elementi di comportamento che non hanno fatto scattare alcuna risposta – ha detto Jones in una intervista al quotidiano Usa Today -. Sappiamo come correggere la situazione, questo è un aspetto incoraggiante». Nel mirino delle revisioni è il modo in cui sono compilate le liste di sospetti terroristi consegnate dagli Usa alle compagnie aeree. Nel caso dello studente nigeriano il suo nome era finito in una lista di sospetti (che contiene quasi mezzo milione di nomi) dopo che il padre aveva manifestato alla ambasciata Usa in Nigeria la sua preoccupazione per i contatti del figlio con gruppi estremisti nello Yemen. Il nigeriano non era però stato inserito nella lista di “non volo”.
Il discorso del presidente Obama è stato rinviato due volte: inizialmente previsto per le 13 locali, è stato spostato alle 15 e poi alle 16.30 (le 22.30 italiane). Nessuna spiegazione dalla Casa Bianca per il ritardo.
E un sondaggio dice che il 79 per cento degli elettori teme un attacco in questo 2010. I servizi segreti hanno fatto una cavolata, “screw up”, ha detto l’altra sera Obama utilizzando una parola di uso popolare a cui è affezionato. «E non puntate il dito l’uno contro l’altro -ha aggiunto.- Mi assumo la mia parte di responsabilità», gli ha risposto dietro la porta della Situation Room il consigliere per la sicurezza John Brennan, che poi ha esortato i capi dei servizi a «rimettere a posto il sistema»: bisogna che tutto torni a funzionare «come il presidente vuole». Anche il capo di stato maggiore Mike Mullen ha invitato l’intelligence “«a fare di più, contro questo incidente siamo andati di petto».
Ieri Umar Farouk Abul Mutallab è stato ufficialmente incriminato con sei accuse, tra cui tentata distruzione dell’aeroplano e tentato omicidio di quasi 300 persone. Obama annuncerà anche il raddoppio degli air marshall, gli sceriffi dei cieli: dal primo febbraio potrebbero essere più del doppio (oggi sono circa 2000, prima delle Due Torri solo una quarantina). «E’ una disperata corsa contro il tempo» dice un funzionario della Casa Bianca «anche se non abbiamo notizie precise di plot sappiamo di decine di terroristi pronti a colpire»
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