Onu. Ugandese prossimo presidente Assemblea Generale, polemiche perchè anti-gay

Sam Kutesa

USA, NEW YORK – Il prossimo presidente dell’Assemblea Generale sarà un ugandesee le polemiche si addensano sul Palazzo di Vetro. L’Uganda ha una delle leggi anti-gay più severe del mondo e lo stesso segretario generale Ban Ki moon ha manifestato le sue perplessità. Ban parlerà giovedi in Assemblea Generale, ha anticipato il portavoce Stephane Dujarric, ricordando che il segretario generale “si è sempre espresso con forza a favore dei diritti dei gay, perchè è convinto che i gay debbano godere gli stessi diritti di tutti e lo ha detto a molti stati membri”.

Ma c’è poco da fare. Il ministro degli esteri di Kampala Sam Kutesa, che erediterà il posto dall’attuale presidente John Ashe, è il candidato designato dall’Unione Africana a cui spetta l’incarico per il prossimo mandato: l’elezione avverrà per acclamazione. Agli stati membri che hanno deplorato l’entrata in vigore in febbraio della legge più omofobica del mondo – punisce con l’ergastolo i gay “recidivi”, vale a dire le coppie omosessuali impegnate in una relazione e con sette anni di carcere che li aiuta a non essere scoperti, mentre cinque anni di prigione toccano a chi promuove l’omosessualità – è rimasto poco da fare se non cedere alle complesse alchimie geopolitiche che regolano questo tipo di elezioni.

Le Nazioni Unite sono in prima linea nelle battaglie contro l’omofobia. Partite dall’Uganda, voci di disapprovazione sono arrivate al Palazzo di Vetro e al Congresso americano. “Sarebbe inquietante vedere il ministro degli esteri di un Paese che ha passato una legge ingiusta e discriminatoria sulla base dell’orientamento sessuale che diventa presidente dell’Assemblea generale dell’Onu”, ha detto la senatrice di New York Kirsten Gillibrand mentre una petizione su Change.org che fa appello al segretario di Stato John Kerry perchè “revochi a Kutesa il visto di ingresso e ai Paesi membri dell’Onu perchè” votino contro il ministro, ha ottenuto finora alcune migliaia di firme.

L’autore, Milton Allimadi, un giornalista ugandese a New York, ha argomentato che Kutesa “rappresenta l’antitesi di quel che simbolizzano globalmente le Nazioni Unite: pace, sicurezza e tutela dei diritti umani per tutti”. Difficilmente tuttavia gli Stati Uniti bloccheranno la strada a Kutesa in viaggio per New York: solo in rarissimi casi – di recente il candidato ambasciatore dell’Iran – Washington ha usato la sua prerogativa di bloccare il visto a personalità in visita all’Onu.

Come ministro degli esteri, Kutesa ha contribuito a difendere le norme del suo Paese a fronte della condanna internazionale della legge anti-gay, sia pure con toni meno violenti del presidente Yoweri Museveni: “La maggioranza degli africani aborrisce l’omosessualità”, ha dichiarato di recente: “E’ una pratica immorale che offende la nostra cultura”.

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lgermini