BERLINO, 22 SET – Compito del politico è ”servire il diritto e combattere il dominio dell’ingiustizia”, perché senza il diritto, sentenziava Sant’Agostino, lo Stato è come ”una grossa banda di briganti”. Sulle questioni fondamentali, poi, non è sufficiente il ”criterio della maggioranza”, cosa ancor più evidente nelle epoche e nei regimi in cui ”il diritto vigente, in realtà, era ingiustizia”.
E’ stata fitta di richiami sui temi della giustizia e dell’etica, riferiti in particolare alla politica, la prima giornata del viaggio di Benedetto XVI in Germania, iniziata peraltro, e non certo casualmente visti i tempi, con un auspicio dedicato all’Italia per ”un sempre più intenso rinnovamento etico” del Paese, nel messaggio di saluto al presidente Giorgio Napolitano.
La giornata iniziale di questo terzo viaggio del Papa nella sua terra natale – il 21° fuori dall’Italia -, che ha visto a Berlino anche gli incontri con il presidente federale Christian Wulff, con la cancelliera Angela Merkel, e con i rappresentanti della comunità ebraica, si è incentrata sullo storico discorso di Ratzinger al Bundestag, il suo primo in un’assemblea parlamentare.
In un’atmosfera estremamente calorosa, punteggiata di applausi e persino di momenti sorridenti, non turbata dall’assenza per protesta di alcune decine di parlamentari della Linke, dei Verdi e della Spd, l’anziano Papa ha indicato quasi un vademecum sui compiti del politico.
”Il suo criterio ultimo e la motivazione per il suo lavoro come politico non deve essere il successo e tanto meno il profitto materiale”, mentre ”la politica deve essere un impegno per la giustizia e creare così le condizioni di fondo per la pace”.
Il successo, invece, ”può essere anche una seduzione e così può aprire la strada alla contraffazione del diritto, alla distruzione della giustizia”. E qui è risuonato il forte monito dal ”De civitate Dei” di Sant’Agostino: ”Togli il diritto – e allora che cosa distingue lo Stato da una grossa banda di briganti?”.
Proprio come avvenne negli anni del nazismo, ha esemplificato Ratzinger, quando ”lo Stato era diventato uno strumento per la distruzione del diritto – era diventato una banda di briganti molto ben organizzata, che poteva minacciare il mondo intero e portarlo sull’orlo del precipizio”.
Interrogandosi poi su ”come si riconosce ciò che è giusto”, il Papa ha confutato che l’origine del diritto possa trovarsi nel solo concetto ”positivista”, che oggi in Europa ”vasti ambienti cercano di riconoscere come la sola cultura comune”. Per Ratzinger, invece, la cultura europea ”è nata dall’incontro tra Gerusalemme, Atene e Roma – dall’incontro tra la fede in Dio di Israele, la ragione filosofica dei Greci e il pensiero giuridico di Roma”.
E’ proprio dalla ”convinzione circa l’esistenza di un Dio creatore” che sono nate ”l’idea dei diritti umani”, quella ”dell’uguaglianza di tutti gli uomini davanti alla legge”, il principio ”dell’inviolabilità della dignità umana in ogni singola persona”, quello ”della responsabilità degli uomini” per i loro comportamenti. Sono questi i ”criteri del diritto” la cui difesa ”è nostro compito in questo momento storico”.
Parole alte e solenni, intercalate anche da un paio di momenti di ilarità, come quando il Papa, riferendosi all’età del filosofo del diritto Kelsen ha scherzato chiedendosi ”come può uno essere ragionevole a 84 anni”, cioè la sua stessa età.
O come quando, rendendo onore al movimento ecologista tedesco – mentre i Verdi avevano parzialmente disertato l’aula – ha sottolineato: ”Qui non faccio propaganda per un determinato partito politico, niente mi è più estraneo di questo”.
Parlando poi, sempre nel Palazzo del Reichstag, ai rappresentanti della comunità ebraica – guidati dal presidente Dieter Graumann che aveva posto l’accento sui ”problemi aperti” su questioni come quella di Pio XII, dei Lefebvriani, della preghiera del Venerdì Santo -, oltre a condannare nuovamente la barbarie nazista nata dal ”rifiuto di Dio”, ha invitato i cristiani a riconoscere ”l’affinità interiore” con l’ebraismo e a lavorare costantemente per rafforzare i legami.
In serata, nella messa davanti ai 90 mila dell’Olympiastadion, Benedetto XVI ha toccato il tema per lui doloroso dei crescenti abbandoni della Chiesa in Germania, spiegando però che essi dipendono anche da ”idee superficiali e erronee” della Chiesa che non è solo ”un’organizzazione” come tante altre. Però, parlando ai giornalisti sul volo che lo aveva portato a Berlino, con un ulteriore ‘mea culpa’ sulla pedofilia aveva anche detto di poter ”capire che, di fronte a crimini come gli abusi commessi da sacerdoti sui minori, specie se le vittime sono persone vicine, uno dica: questa non è più la mia Chiesa”.