Torino – Non si schiera il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, con nessuno dei candidati alle primarie di Torino, alla vigilia delle consultazioni per scegliere il candidato sindaco del centrosinistra. "Chi vince va bene", spiega in un'intervista al La Stampa. E sulla sfida tra l'ex Ds Fassino e l'ex Margherita Gariglio, spiega "ne abbiamo avute di ogni sorta nelle primarie e ormai il rimescolo c'è" anche nel capoluogo piemontese. Il segretario del Pd sostiene che devono "scegliere i torinesi. Io sono piacentino, e né Roma né Piacenza c'entrano". L'importante, prosegue, "è la partecipazione, dare un segnale per il centrosinistra in Italia" avviando "una grande primavera" con l'8 marzo e la festa per l'Unità. Sul 'rottamatore' Gariglio, dichiara che "ci sono tanti modi per interpretare le esigenze di rinnovamento e ognuno le svolgerà a modo suo". Su un eventuale voto nazionale, il leader dei democrat aggiunge che "il centrodestra sa bene che non vincerebbe sollevando paure sulla crisi in Libia". Secondo Bersani, "per noi Berlusconi deve fare un passo indietro e la cosa giusta sarebbe andare a votare. In quel caso e comunque sia, continuiamo a dire che ci vuole un'alleanza tra progressisti e moderati, da li non ci muoviamo". C'è bisogno, aggiunge, "di dare le basi più larghe a quelle quattro o cinque riforme da fare per ricostruire l'ossatura del Paese". Il segretario del Pd non teme l'esodo dei cattolici dal partito, "mi aspetto – prosegue – che continui il ricompattamento che c'è stato in questi mesi. Non temo neanche il passaggio del biotestamento".