”Pontificio consiglio per la Promozione della nuova evangelizzazione”: così si chiama ufficialmente il nuovo dicastero vaticano che papa Benedetto XVI ha voluto istituire per combattere ateismo, relativismo, secolarismo, immoralità: in una parola il ”deserto interiore” – espressione del pontefice – che avanza nelle regioni di antica tradizione cristiana.
Da oggi, con la pubblicazione del “Motu proprio” firmato da Ratzinger il 21 settembre 2010, comincia davvero il lavoro del “neo-ministro”, monsignor Rino Fisichella, già nominato in questo incarico dal giugno scorso.
Negli uffici del nuovo ”ministero” mancano ancora i computer, la carta intestata e l’organigramma dei segretari e sottosegretari.
Ma non sono mancate le proteste: il “Motu proprio” è uscito solo in latino e in italiano, suscitando la protesta – durante la conferenza stampa di presentazione – di un vaticanista britannico: ”Partiamo male – ha commentato – un documento sulla nuova evangelizzazione annunciato da tempo esce solamente in italiano. Ma il mondo non capisce l’italiano…”.
Monsignor Fisichella, già ex cappellano di Montecitorio, ex rettore della Lateranense ed ex Presidente della Pontificia accademia per la vita, ha promesso tuttavia che documenti e iniziative arriveranno presto e in tutte le lingue. La Chiesa – ha assicurato ai giornalisti – non può ”rimanere in silenzio davanti al distacco di molti fedeli”.
”Se forse lo siamo stati davanti a queste situazioni, ora è il momento di riprendere la nostra parola forte e coraggiosa perché siamo araldi del Vangelo”, ha detto.
L’azione del suo dicastero sarà trasversale e senza limiti geografici, perché tanti sono i fattori del problema ”scristianizzazione”: nel Motu proprio, il Papa cita fenomeni mondiali come il moltiplicarsi delle scoperte scientifiche e delle libertà individuali, i profondi cambiamenti in campo economico, il mescolarsi di etnie e razze. Tutto ciò – spiega Benedetto XVI – ha portato ”a una preoccupante perdita del senso del sacro”.
Il consiglio per la rievangelizzazione dovrà dunque necessariamente collaborare, ha rimarcato Fisichella, con i dicasteri per la famiglia, la cultura, la vita, i laici, le comunicazioni sociali, l’unità dei cristiani.
Quanto al rischio di un ulteriore appesantimento della burocrazia vaticana, il vescovo ha osservato: ”Il Papa non è un uomo della burocrazia, ma un uomo dell’annuncio che con profonda intelligenza teologica ha saputo individuare questo spazio per impegnare la Chiesa in un missione concreta”. ”Questa è la prima garanzia. Ed io neanche – ha aggiunto – sono un uomo della burocrazia”.
Monsignor Fisichella, 59 anni, oltre ad una solida preparazione teologica, accademica e pastorale, è un vescovo molto attivo sulla scena politica italiana, e non solo per la sua lunga frequentazione, in veste di parroco, di Montecitorio.
Memorabili le sue campagne in favore della vita, sia sul caso di Eluana Englaro, sia sull’aborto e contro la Ru486. E’ invece di pochi giorni fa la sua presa di posizione sulla barzelletta (con bestemmia finale) su Rosy Bindi, raccontata dal premier Silvio Berlusconi. Di fronte all’indignazione di tanti, Osservatore Romano e Avvenire compresi, lui ha invitato a non drammatizzare e a ”contestualizzare”. ”E’ peggio – ha chiesto il vescovo, in polemica con Rosy Bindi che aveva protestato – dire un’insulsa barzelletta condita da un’imprecazione, o presentare una legge contro la famiglia e pro-nozze gay?”.
Il tempo delle controversie nostrane dovrebbe però essere alle spalle. Adesso, per Fisichella comincia il compito di ”guidare” la rievangelizzazione dell’Occidente, e non solo.