Russia, cacciato dal partito. Prokhorov dichiara guerra al Cremlino

Mikhail Prokhorov (Foto LaPresse)

MOSCA, 15 SET – Imprevista scossa di terremoto nella politica russa: l’oligarca Mikhail Prokhorov, il terzo uomo più ricco di Russia, ha accusato pubblicamente il Cremlino di aver orchestrato la fronda che oggi, a due mesi e mezzo dalle legislative, ha portato alla sua clamorosa defenestrazione dalla guida di Giusta Causa, il partito liberale di cui era stato eletto leader tre mesi fa con larga maggioranza dei delegati e con l’avallo dello stesso Cremlino.

Il magnate ha chiesto ai suoi sostenitori di seguirlo per fondare un nuovo partito, che tuttavia non potrà partecipare alle prossime elezioni, rimaste così orfane dell’unica novità di questa scontata campagna elettorale. Prokhorov ha però ancora una carta da giocarsi: sempre oggi, ha annunciato che non esclude di correre per il Cremlino il prossimo marzo, riservandosi una decisione entro 7-10 giorni.

Per la prima volta dopo molti anni, la politica russa sembra riscoprire il gusto dello scontro politico vero e della sfida al potere del Cremlino. Prokhorov ha sparato a zero contro il vicecapo dell’amministrazione presidenziale, Viaceslav Surkov, uomo vicino al premier Vladimir Putin e ritenuto l’ideologo del Cremlino, il tessitore di tutte le trame politiche.

”Nel Paese c’è un burattinaio che da molto tempo ha monopolizzato il sistema politico e controlla i mass media, finché tali personaggi guideranno il processo politico il Paese non potrà avere uno sviluppo: il nome di questo burattinaio è Surkov”, ha denunciato il magnate, promettendo di ”fare di tutto per farlo dimettere”.

Gelida la replica di una fonte del Cremlino: ”Intanto è Prokhorov che è stato dimesso”. ”Ha scambiato la politica per una società privata, e il congresso del partito per un party aziendale dove artisti in affitto cantano le loro canzoni”.

L’oligarca ha chiesto un incontro con il presidente Dmitri Medvedev e con il premier Putin, sostenendo che Surkov li sta disinformando. Ma Putin ha già detto ‘no’ tramite il suo portavoce. Prokhorov è rimasto vittima di una fronda promossa dalla vecchia guardia, che gli ha rimproverato una gestione troppo personalistica ed autoritaria in un partito che si dichiara liberale.

Ma è difficile non pensare ad uno zampino esterno. Ne è convinto anche il politologo indipendente Stanislav Belkovski, secondo il quale Surkov ”molto probabilmente sta eseguendo un ordine di Medvedev”.

Il Cremlino, a suo avviso, non avrebbe gradito l’eccessiva libertà d’azione di Prokhorov, il suo corteggiare vari gruppi elettorali, compreso quello del partito putiniano Russia Unita, anziché puntare solo sulla classe imprenditoriale.

La discesa in campo dell’oligarca, il primo a tornare in politica dopo il caso Khodorkovski nel 2003, era sembrata un’operazione del Cremlino per occupare una nicchia elettorale e dare un simulacro di legittimità alle prossime elezioni.

Ma Prokhorov ha dato prova di troppa autonomia, criticando pesantemente anche il monopolio del partito di Putin e quindi minacciando un successo elettorale fondamentale per la successiva corsa alla presidenza. L’oligarca ha detto di non avere paura di fare la fine di Mikhail Khodorkovski e che intende restare in politica. Per il Cremlino è uno smacco: prima ha puntato sul cavallo sbagliato, ora si trova con una mina vagante in campagna elettorale.

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Maria Elena Perrero