Aveva ricordato che l’ultima parola sulla nomina del nuovo sindaco di Mosca sarebbe spettata a lui, ma dall’annuncio fatto oggi dal presidente russo Dimitri Medvedev si direbbe che le consultazioni con il premier Putin non siano mancate. Il leader del Cremlino, come è sua facoltà ha indicato il nome di Sergei Sobyanin, capo di gabinetto di Putin e anche vice primo ministro.
Il posto era rimasto vacante da quando il mese scorso lo stesso presidente aveva “licenziato” Iuri Luzhkov, uno degli ultimi dinosauri politici sopravvissuti al crollo dell’Urss che è stato sindaco di Mosca per 18 anni, in seguito ad un duro scontro politico. Medvedev ha rimosso Luzhkov per decreto, esercitando la propria autorità dopo che l’ex sindaco lo aveva pubblicamente criticato, rifiutandosi poi di dimettersi nonostante gli inviti pressanti a farlo.
Dopo settimane di attesa e ipotesi, la nomina è stata comunicata oggi da Medvedev allo stesso Sobyanin durante un incontro tra i due nella residenza del presidente a Gorki: ”Sono certo che lei è all’altezza di questo incarico complesso e di grande responsabilità”. Non è tuttavia emerso dal nulla il nome del fedelissimo di Putin e uomo chiave del partito Russia Unita: la stampa russa lo aveva già dato come favorito per la guida della metropoli, sostenendo che un sindaco di Mosca forte è essenziale per una vittoria di Russia Unita alle elezioni parlamentari del 2011, dopo che nel 2009 il Paese è stato colpito dalla peggior recessione da 15 anni, e dopo l’ondata di caldo asfissiante della scorsa estate con i devastanti incendi e la loro nube tossica che ha soffocato la capitale.
Così come si era guardato alle presidenziali del 2012 nella “gestione del terremoto politico” che il contrasto tra Medvedev e Luzhkov aveva provocato. O quantomeno lo aveva fatto Putin condividendo pubblicamente la cacciata dell’alleato Luzhzov sacrificando sull’altare della stabilità del tandem con Medvedev 18 anni di sodalizio durante i quali la più grande capitale europea è stata trasformata in una moderna e scintillante megalopoli di lusso tra accuse di corruzione e affarismo a favore della moglie Elena Baturina, diventata la donna più ricca del Paese.
Inevitabile, come la scelta di Medvedev costretto a mostrare i muscoli per non perdere la faccia dopo che Luzhkov e anche la moglie avevano osato sfidarlo in una inedita guerra aperta condotta con armi mediatiche.