Finita guerra fredda tra Usa e Russia, quella di spie non si è mai fermata

Anna la Rossa, provocante spia venuta dal freddo

WASHINGTON, STATI UNITI – La guerra fredda e’ ormai consegnata agli archivi storici da una ventina d’anni, ma la guerra di spie fra Stati Uniti e Russia non si e’ mai davvero interrotta. Coltivata sulle opposte sponde degli Oceani da vecchi infiltrati rimasti nelle liste dei rispettivi libri paga delle ex superpotenze nemiche in barba ai muri che cadevano. E persino rinvigorita negli ultimi tempi dall’ingaggio di nuovi agenti doppi, tripli o chissà cos’altro.

Tra i colpi più clamorosi – e ovviamente solo fra quelli smascherati – si contano senz’altro i casi di Aldrich Ames e di Robert Hanssen, entrambi al soldo per anni e anni dell’intelligence sovietica (e poi russa) prima di essere scoperti, arrestati e condannati al carcere a vita negli Usa. Il primo – funzionario della Cia arrivato fino al sancta sanctorum del Dipartimento operativo, quello che si occupava delle attivit� di controspionaggio nei confronti del Kgb o del Gru (l’intelligence militare russo) – continuo’ a passare segreti e nomi a Mosca, incassando in cambio milioni di dollari, fino al 1994.

Un danno gravissimo per la sicurezza nazionale americana, ma meno grave di quello assestato stando alle indagini da Robert Hanssen, issatosi fino ai massimi vertici dell’Fbi e capace al contempo di vestire per un paio di decenni i panni d’informatore segretissimo del Gru. Agganciato dagli allora servizi segreti militari sovietici fin dal 1979, avrebbe ripreso a collaborare – dopo una breve pausa nel 1991 – dal ’92 con quelli della Russia post-comunista: offrendo i suoi servizi ancora al Gru e poi all’Svr (l’erede della branca estera del Kgb) prima di essere scoperto e arrestato nel 2001.

Vicende simili sono stati quelle di George Trofimoff, colonnello dell’esercito Usa condannato nel 2000 per presunte attivita’ di spionaggio a favore del Kgb e dei suoi eredi condotte lungo un quarto di secolo; o ancora di Harold James Nicholson, alto funzionario della Cia che avrebbe cominciato a lavorare per i russi dal 1994. Piu’ fresco (e per taluni piu’ folkloristico) e’ il caso di Anna Chapman (nata Kushchyenko), la cosiddetta ‘Anna la rossa’, simbolo della presunta rete di infiltrati (10 in tutto) smantellata nel 2010 dalle autorita’ americane. Una rete composta secondo l’accusa da persone apparentemente comuni insediatesi negli Usa negli anni, attraverso matrimoni o per ragioni di studio e di lavoro, ma in realta’ parte di un programma d’infiltrazione gestito dall’intelligence di Mosca.

Un’operazione sfociata pochi mesi fa in uno spettacolare scambio di presunti agenti incrociati, avvenuto a Vienna sullo sfondo di uno scenario degno di una spy story degli anni ’50, ’60 o ’70. Sul fronte opposto, gli Usa possono allineare ad esempio un colonnello del quasi impenetrabile Gru, Stanislav Lunev, transfuga in America dal 1992 e divenuto ‘consulente’ di Cia ed Fbi. O anche – fra i personaggi più ‘datati’ – Oleg Kalughin, un generale del vecchio Kgb sovietico ‘riparato’ oltre Oceano nel 1995, anni dopo essersi congedato. Riciclatosi a sua volta come analista per conto degli americani, Kalughin ha sempre negato di aver fatto nomi che non fossero gia’ stati individuati dal controspionaggio occidentale: ma, dopo l’avvento di Vladimir Putin al potere, e’ stato comunque processato in Russia per alto tradimento e condannato in contumacia a 15 anni di reclusione.

Più recente, e simile al caso di Ryan Christopher Fogle, il diplomatico smascherato martedi a Mosca, e’ il dossier di un’altra americana ‘sotto copertura’, 3/o segretario presso l’ambasciata a Mosca, fermata ed espulsa nell’aprile 2002 con l’accusa – fra l’altro – d’aver provato a impossessarsi di dati sul collaudo di un siluro russo d’ultima generazione. Risale infine al 2000 l’incarcerazione in Russia di Edmund Pope, uomo d’affari ed ex ufficiale dell’intelligence della marina Usa condannato anche lui per aver cercato di acquisire informazioni sullo sviluppo di nuovi siluri. Pope, malato, sarebbe stato poi graziato da Putin nel giro di qualche mese per ‘ragioni umanitarie’.

Published by
lgermini