Siria, ormai sono 400 morti. Sarkozy: “Misure forti per fermare la repressione”

Nicolas Sarkozy (Foto LaPresse)

ROMA – La situazione in Siria precipita, e la comunità internazionale fa sentire, per la prima volta con nettezza, la propria voce. Ieri, 25 aprile, i soldati di Bashara al Assad hanno preso d’assalto Daraa, cento chilometri a sud di Damasco, con blindati e carri armati. Almeno 25 civili sono stati uccisi. La versione delle autorità è che l’esercito sia entrato a Daraa su richiesta della popolazione per “farla finita con i gruppi terroristi”. Quel che è certo è che con i morti di ieri il bilancio delle vittime della repressione in atto dallo scorso marzo è arrivato, secondo gli antigovernativi, a quota 400.

La situazione ha provocato la reazione del presidente francese Nicolas Sarkozy, a Roma per il vertice bilaterale con il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi su Libia e immigrazione. Sarkozy ha inaugurato i lavori con un “appello comune” per la situazione in Siria.

Il capo di Stato francese ha parlato di una “situazione inaccettabile” in Siria, precisando che il precedente della risoluzione dell’Onu per l’intervento in Libia ha segnato una “svolta” nella politica estera francese anche se “questo non significa che si debba intervenire ovunque nel mondo”. Sarkozy ha assicurato che “non ci sarà intervento in Siria senza una risoluzione dell’Onu”.

“Siamo molto preoccupati, gli ha fatto eco Berlusconi, per gli sviluppi che verifichiamo in questo paese, per le numerose vittime. L’appello alle autorità siriane è per fermare la repressione violenta, si tratta di dimostrazioni pacifiche, chiediamo a tutte le parti moderazione e auspichiamo che si dia un seguito immediato alle importanti riforme” annunciate.

La Francia ha già iniziato a fare pressione per un giro di vite internazionale anche nei confronti di Damasco. Il ministro degli Esteri ha dichiarato poche ore prima del vertice italo-francese che Parigi vuole dall‘Onu e dalla Ue l’adozione di “misure forti” per far cessare “l’uso della forza contro la popolazione”.

Intanto gli Stati Uniti hanno ordinato ieri sera, 25 aprile, alle famiglie dei diplomatici e al personale non essenziale della loro ambasciata di Damasco di lasciare la Siria, a causa “dell’instabilità e della situazione incerta” che regna nel paese.

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Maria Elena Perrero