BEIRUT – Concessioni agli ambienti sunniti integralisti, invito al dialogo rivolto agli intellettuali dissidenti e aperture senza precedenti alla minoranza curda discriminata: così il regime siriano, scosso da oltre due settimane da proteste popolari senza precedenti inscenate per lo più in regioni a maggioranza sunnita, tenta di placare l’esplosivo dissenso interno in attesa dell’annunciata abolizione dello stato d’emergenza.
Dopo giorni di indiscrezioni oggi, 6 aprile, è arrivata la conferma del reintegro in tutte le scuole del Paese delle insegnanti che indossano il niqab, il velo che lascia scoperti solo gli occhi e usato per lo più dalle donne degli ambienti sunniti più integralisti. Queste maestre e professoresse erano state allontanate dalle classi nel giugno scorso e assegnate a ”mansioni diverse” all’interno degli uffici locali del ministero dell’istruzione.
A questa decisione si affianca quella di chiudere, temporaneamente, l’unico casinò della Siria, inaugurato lo scorso dicembre nei pressi dell’aeroporto internazionale di Damasco e la cui apertura aveva suscitato le critiche degli ambienti sunniti più conservatori.
La legge islamica considera ”haram” (illegale) il gioco d’azzardo. Secondo fonti di stampa non confermate, entrambe queste aperture sarebbero state prese in accordo con alcuni sheikh sunniti che, in cambio del loro appoggio alle nuove ”iniziative riformatrici”, avrebbero chiesto al regime di compiere passi concreti di apertura nei confronti della comunità confessionale che costituisce la stragrande maggioranza del Paese.
Tra questi sheikh spicca il nome di Muhammad al Buti che oggi, parlando alla tv di Stato, ha annunciato anche la creazione di un Istituto superiore per lo studio delle scienze islamiche. Parallelamente, tramite il direttore del quotidiano governativo Tishrin, la presidenza ha invitato alcuni dissidenti a partecipare a un non meglio definito ”dialogo nazionale” per ”costruire una Siria forte e capace, dove la libertà, la dignità, la volontà e il futuro dell’essere umano siano i valori più alti”.
Alcuni scrittori, professori universitari e intellettuali, che in passato sono stati in carcere a causa delle loro posizioni critiche, hanno confermato di esser stati contattati da Samira Musalima, direttore del giornale, ma di ritenere l’iniziativa ”ancora embrionale”. La stessa Musalima, parlando oggi alla tv panaraba Al Jazira, ha ribadito l’intenzione di avviare il dialogo ”con tutte le componenti politiche del Paese”, e si è detta disponibile, già da domani 7 aprile, anniversario della nascita del partito Baath, a ospitare sul suo giornale pareri di intellettuali e politici contrari al regime baatista al potere da quasi mezzo secolo e incarnato da 40 anni nella famiglia presidenziale Al Assad.
In termini di sicurezza e di stabilità vanno poi lette le promesse fatte ieri dal presidente Assad ai capi di alcuni clan curdi della regione del nord-est, confinante con Turchia e Iraq e ricca di risorse energetiche: entro il 15 aprile, ha affermato il rai’s, sarà risolta la questione degli oltre 100.000 curdi siriani, da 49 anni privati del diritto di cittadinanza. In serata è giunta da Damasco la notizia della liberazione di 48 prigionieri politici, per lo più curdi.
Nella capitale si attende intanto ”entro sabato prossimo” l’annuncio della formazione del nuovo governo guidato dal premier sunnita Adel Safar, ex ministro dell’agricoltura, mentre secondo fonti vicine alla presidenza, ma non confermate, già domani potrebbe esser formalizzata la tanto invocata abrogazione della legge d’emergenza, in vigore dal 1963, anno dell’avvento al potere del Baath.
Dalla commissione di giuristi incaricata di ”preparare il terreno all’abolizione dello stato d’emergenza” è arrivata, sempre oggi, l’assicurazione che la legge sarà abrogata comunque entro il 25 aprile prossimo, ma non prima della promulgazione di una legge ”anti-terrorismo” che ”protegga la nazione e assicuri la dignità al cittadino”.
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