TEL AVIV, ISRAELE – Si intensifica la caccia alle armi chimiche siriane, dopo l’allarme lanciato dalle potenze occidentali, convinte che il presidente Bashar al Assad potrebbe usare l’arsenale biologico e chimico che avrebbe a disposizione contro gli oppositori. Ma potrebbe anche perderlo, lasciandolo finire in mano ai ribelli.
E’ di domenica infatti la notizia del Sunday Times – con la citazione di fonti anonime israeliane – secondo il quale unita’ speciali dello stato ebraico stanno agendo come ‘ricognitori’ in Siria con il compito di individuare armi chimiche e biologiche e di seguirne gli eventuali spostamenti.
”Nell’ultima settimana – ha detto la stessa fonte – abbiamo avuto segnali di spostamenti e anche di munizioni che sono gia’ state armate per colpire e abbiamo urgente bisogno di localizzarle”. Le tracce non dovrebbero essere evanescenti, facendo riferimento al sistema satellitare e ai droni di ricognizione di cui e’ dotato Israele – ha spiegato al quotidiano: ”Per anni siamo stati al corrente dell’esatta collocazione delle armi chimiche e biologiche siriane”. Anche se – ha spiegato il vicepremier israeliano Moshe Yaalon – non ci sono segnali di utilizzo di quelle armi nei confronti di Israele.
Che qualcosa, tuttavia, si stia muovendo, secondo il Sunday Times, è che ha preso il via un’operazione degli Stati Uniti per armare i ribelli siriani. Per la prima volta, secondo il giornale – che cita fonti diplomatiche bene informate – si avrebbero indicazioni precise sull’effettivo invio di armi agli insorti sul terreno. Cicolano anche voci non confermate secondo cui Israele potrebbe lanciare operazioni militari in territorio siriano per neutralizzare le armi chimiche.
Secondo il domenicale britannico, mortai, granate e missili anti-tank americani viaggeranno attraverso paesi mediorientali ”amici” che gia’ sostengono i ribelli. Inoltre, molte delle armi in questione sarebbero state recuperate (acquistate anche) dagli americani coinvolti nell’operazione, con tutta probabilita’ ”sotto copertura”, dagli arsenali libici del rais Muammar Gheddafi, deposto e ucciso poco piu’ di un anno fa. Ci sarebbero he missili SA-7 che hanno capacita’ antiaerea.
Prima di questo scenario il governo siriano, ribaltando le accuse dell’Occidente, aveva avvertito in una lettera all’Onu che ”alcuni Paesi” potrebbero fornire armi chimiche ai ”terroristi” spingendoli ad utilizzarle, per affermare poi che ”il governo siriano le ha usate”, cosi’ come venne fatto per l’Iraq, accusato di possedere armi di distruzione di massa che invece non c’erano, proprio per giustificare l’intervento armato contro Saddam Hussein. Poi aveva riferito che i ”terroristi”, cioe’ i ribelli, si erano impossessati di una fabbrica chimica a est di Aleppo dove sono depositate ”tonnellate di cloro”.
Sembrerebbe pero’ che il forte monito diplomatico – da giorni le potenze occidentali e della penisola arabica avvertono che l’uso delle armi chimiche e biologiche costituisce ”la linea rossa” invalicabile per il regime siriano – sarebbe ora accompagnato da un intervento ‘indiretto’ sul territorio stesso della Siria, con l’obiettivo di evitare il ricorso ad armi chimiche e biologiche che – visto l’arsenale che numerosi osservatori ritengono in dotazione al regime di Damasco – avrebbero effetti devastanti sulla vita di migliaia di persone, civili o militari che siano.
Intanto l’inviato speciale per la Siria di Onu e Lega Araba, Lakhdar Brahimi, ha detto di aver avuto a Ginevra ”colloqui costruttivi” con emissari russi e statunitensi proprio sulla Siria. Una soluzione politica della crisi, ha detto, e’ ancora possibile.