Sondaggio: Libia guerra di Berlusconi, non condivisa dagli italiani

ROMA –  La lontananza tra Lega Nord e Pdl sulla guerra in Libia riflette il senso diffuso tra gli italiani, che, nella maggioranza de9i casi, non condividono la scelta del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi di bombardare la Libia. Almeno questa è la fotografia scattata ai nostri connazionali dal sondaggio di Demopolis per il programma di Lilli Gruber e Paolo Pagliaro Otto e Mezzo.

Se per il 45 per cento degli italiani Gheddafi andava fermato senza esitazioni per proteggere la popolazione civile, quasi un italiano su due pensa che sarebbe stato meglio utilizzare efficaci strumenti diplomatici e di embargo economico prima di intervenire.

Soprattutto, però,  la maggioranza assoluta dei cittadini sembra convinta che motivazioni primarie della guerra siano gli interessi economici: sarebbero, secondo loro, petrolio e gas, e la posizione strategica nella sponda Sud del Mediterraneo a muovere gli eserciti occidentali in Libia. Se un quarto degli italiani parla della necessità di porre fine alle gravi violazioni dei diritti umani, solo il 3 per cento la volontà di instaurare una vera democrazia in Libia.

A condividere l’opzione militare scelta da Berlusconi è il 39 per cento del campione: è questo giudizio viene dato a prescindere dall’orientamento ideologico e politico. Molti sono i dubbi degli italiani, sia in senso favorevole sia in senso contrario alla guerra.

Per il 38 per cento dei connazionali, osserva sempre il sondaggio di Dempolis, l’Italia si è trovata coinvolta nel conflitto quasi senza averlo deciso. Un quarto degli intervistati crede che il Governo abbia operato con troppa indecisione, mentre il 37 per cento ritiene che siano stati compiuti i passi necessari imposti dalla risoluzione Onu e dalle relazioni internazionali.

Per la maggioranza degli italiani (i due terzi del campione)  comunque si risolverà il conflitto libico le conseguenze per il nostro Paese saranno negative.

In particolare, il 40 degli intervistati manifesta preoccupazioni per il rischio di ritorsioni terroristiche. Ma la preoccupazione maggiore, per quasi due terzi degli intervistati, è quella relativa agli immigrati.

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Maria Elena Perrero