Trump. Grande elettore repubblicano ci ripensa: “Non lo voto”

Trump. Grande elettore repubblicano ci ripensa: “Non lo voto”

ROMA – Trump. Grande elettore repubblicano ci ripensa: “Non lo voto”. Un grande elettore repubblicano ha annunciato che non voterà per Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti. E’ Christopher Suprun, membro repubblicano del Collegio Elettorale, che non seguirà le orme dei suoi colleghi repubblicani eletti in Texas perché non ritiene il magnate newyorkese all’altezza del compito che lo attende alla Casa bianca: voterà secondo coscienza, e non in base alla fedeltà di partito.

Si unisce così ad Art Sisneros, che “da cristiano” ha annunciato di “non poter votare uno come Trump alla presidenza” perché non soddisfa i suoi principi religiosi e morali; e ha preferito rinunciare al mandato elettorale per non tradire le sue convinzioni.

Come funzionano gli electoral college. Sarà utile ricordare che anche quelle americane sono elezioni di secondo grado, nel senso che il presidente americano infatti non si elegge direttamente, ma con un sistema chiamato “electoral college”. Ogni Stato elegge con un sistema maggioritario – chi ha un voto in più li prende tutti – un gruppo di cosiddetti «grandi elettori». Il collegio elettorale è composto da 538 grandi elettori. Per diventare presidente, un candidato deve ottenere i voti di almeno 270 grandi elettori.  I grandi elettori si riuniscono nella capitale del loro stato per il voto, e lo spoglio avviene quindici giorni dopo in Senato a Washington. Il candidato a quel punto verrà dichiarato ufficialmente vincitore.

Solo 24 Stati impongono per legge che il grande elettore non disattenda il voto popolare. Forse per impedire quel che nella sua fase pioneristica certamente avveniva, ovvero che il grande elettore dei collegi del Far West venivano tentati dal cambiar cavallo in corsa a ogni sosta nel lungo tragitto verso Washington e non nel senso del quadrupede sfinito.

Il vigile del fuoco repubblicano non voterà Trump. Vigile del fuoco, tra i prima ad occorrere al Pentagono all’indomani dell’attentato dell’11 settembre, Suprun sarà uno dei 538 ‘grandi elettori’ che saranno chiamati ufficialmente a votare Donald Trump alla presidenza, il prossimo 19 dicembre; e di fatto e’ il primo Grande Elettore repubblicano che annuncia di voler cercare di bloccare il suo arrivo alla Casa Bianca.

In un editoriale sul New York Times, Suprun ha chiamato in causa i Federalis Papers, i documenti che definiscono i principi alla base del collegio elettorale americano: ogni ‘grande elettore’ deve decidere “se i candidati sono all’altezza, non trascinati dalla demagogia, e indipendenti dall’influenza straniera. Trump ha spronato alla violenza contro i manifestanti durante i suoi comizi elettorali, parla di ritorsioni contro i suoi critici. Non ho alcun obbligo nei confronti del partito, ho invece un debito nei confronti dei miei figli per lasciare loro una nazione di cui si possano fidare”.

Preannunciando che sara’ “un elettore infedele” e che votera’ un candidato alternativo, del calibro per esempio di John Kasich, il governatore dell’Ohio, Suprun e’ il primo tra i repubblicani a rompere i ranghi. Finora solo elettori democratici all’interno degli Stati vinti da Hillary Clinton hanno manifestato l’intenzione di votare contro l’indicazione di partito come forma di protesta contro la supremazia di Trump alla Casa Bianca: e’ il tentativo di un piccolo gruppo di ‘grandi elettori’ nelle fila dei democratici di bloccare l’arrivo di Trump alla presidenza votando un candidato repubblicano alternativo ma piu’ credibile.

“L’ho promesso a chi mi ha eletto: faro’ di tutto per cercare di evitare che Trump arrivi alla presidenza”, ha spiegato Levi Guerra, una 19enne di Vancouver, nello Stato di Washington, l’ultima in ordine di tempo a unirsi al gruppo cosiddetto degli ‘Hamilton electors’: sono i democratici che voteranno -spiegano nel loro sito web- per “un repubblicano responsabile alternativo in grado di unificare il nostro Paese”.

Published by
Warsamé Dini Casali