Usa al voto: primo test elettorale per Obama

Sono solo un pugno di stati ma per il presidente degli Stati Uniti Barack Obama, quello in programma per martedì 3 novembre è un voto fondamentale. Ad un anno esatto di distanza dall'”incoronazione” di Obama, infatti, gli Usa tornano alle urne per eleggere due sindaci e due governatori.

E per Obama che in questi mesi ha visto scendere la sua popolarità nei sondaggi dal 62 al 51%, il voto di martedì è una cartina di tornasole. Di certo c’è anche il fatto che, in un momento di debolezza mediatica del presidente, neppure i Repubblicani sembrano passarsela troppo bene: un sondaggio della Cnn li tiene inchiodati al 36% dei consensi.

Obama però alle elezioni guarda con interesse e una punta di apprensione: data per persa la Virginia, dove il candidato Repubblicano ha un vantaggio più che rassicurante, il presidente è partito per il New Jersey per tirare la volata al candidato democratico, il governatore uscente Jon S. Corzine, insidiato dal conservatore Christopher Christie.

Vantaggio repubblicano, invece a New York dove la differenza, più che la campagna elettorale la stanno facendo i miliardi del conservatore Michael R. Bloomberg che ha letteralmente inondato la città di spot e volantini (comprese le fiancate dei taxi).

La partita più importante, però, si gioca nel distretto New York 23, area rurale dello stato al confine col Canada. La zona è tradizionalmente un feudo Repubblicano ma il partito, per quella che il New York Times ha definito una «strategia suicida» rischia di perdere. I Repubblicani, per compiacere i radicali di destra del partito, infatti, hanno sostutuito all’utimo la moderata Dede Scozzafava con il “falco” Doug Hoffman. Scelta che non è piaciuta alla Scozzafava che ha chiesto ai suoi di sostenere il candidato democratico. E il distretto, così, è tornato incerto.

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Emiliano Condò