Usa. Il “bon ton” del giudice Kagan: siede a gambe larghe

Il giudice Elena Kagan e la senatrice Amy Klobuchar

Labbra tinte di rosso, camminata militaresca e gambe aperte una volta seduta: il giudice Elena Kagan e la femminilità probabilmente non vanno molto d’accordo. Nonostante l’estrazione sociale, della upper class ebrea di New York, la neo arrivata alla Corte Suprema Usa non soddisfa i maniaci di moda e bon ton.

Se già i suoi abiti, poco affini a una donna con un ruolo di quel calibro, a partire dalla scelta dei colori passando da stoffe e taglio delle giacche, non erano proprio entrati nelle top ten delle fashion addicted americane, ora il Washington Post si scatena contro lo stile Kagan.

L’attacco, misto di gossip lesbo e analisi di comunicazione politica, è affidato alla penna pungente del premio Pulitzer Robin Givhan, che ha passato al setaccio ogni atteggiamento del giudice, mettendola rigorosamente a paragone con le sue colleghe.

«La gente tende a imitare il body language degli interlocutori, specialmente se cerca di stabilire un contatto speciale. Ma anche seduta davanti alla senatrice Amy Klobuchar, che aveva le gambe accavallate, la Kagan ha tenuto i piedi fermamente piantati per terra. La Kagan non incrocia le gambe neanche alla caviglia, come fanno molte donne più anziane. E invece siede, nella sua gonna di tutti i giorni, con le gambe leggermente dischiuse».

Passato, o quasi, il pettegolezzo sui gusti sessuali tendenti al rosa, superato quello del poker e del softball come giochi poco adatti a una signora, adesso la Kagan fa tris e si aggiudica la medaglia dell’anti-stile made in Usa.

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luiss_smorgana