ROMA – La corsa alla Casa Bianca è iniziata, con la sfida tra i repubblicani per scegliere chi dovrà affrontare l’attuale presidente democratico Barack Obama. Il favorito è un nome noto per aver partecipato già alle primarie del 2008: quello dell’ex governatore del Massachussets e mormone Mitt Romney, 64 anni.
Salito ieri, 14 giugno, sul palco del St. Anselm College nel New Hampshire, Romney è dato per favorito dai sondaggi, anche se la presenza di Michelle Bachmann, ultraconservatrice del Tea Party, oltre ad insidiare la collega-rivale Sarah Palin potrebbe dare filo da torcere anche a lui.
Tra i problemi da risolvere subito c’è sicuramente quello della sanità. In Massachusetts Romney ha portato avanti una riforma giudicata dall’ala destra del partito troppo simile a quella di Obama del 2009, accusata di essere statalista.
Altri temi del giorno per Romney, ma non per il suo partito, sono il riscaldamento globale e l’aborto: per quanto riguarda la prima questione, la destra repubblicana la considera inesistente. Anche sul secondo tema l’ex governatore mormone si differenzia dai compagni di partito, che lo accusano di non essere sufficientemente contrario.
Ma la questione più attuale, scrive il Wall Street Journal, è quella legata alle Olimpiadi invernali del 2002 a Salt Lake City. Romney era stato nominato presidente del comitato organizzatore nel 1999, in un momento di serie difficoltà finanziarie. Romney era però riuscito a farli chiudere in attivo.
L’impresa fu tanto buona e apprezzata da essere studiata a Harvard. L’allora presidente George Bush la lodò. Stessa cosa fece John McCain. Non fecero altrettanto i colleghi repubblicani del Tea Party, che puntavano il dito sul modo in cui Romeny aveva raggiunto l’obiettivo: con i fondi del governo. Non solo: ma con un contributo dallo Stato superiore a tutti quelli ricevuti in passato per i giochi olimpici. Un miliardo e trecentomila dollari, per l’esattezza. Oltre il doppio dei seicentomila fondi ricevuti per le olimpiadi di Atlanta nel 1996 e i 75 milioni per quelle di Los Angeles del 1984.
La spesa federale sulla spesa totale per i giochi di Salt Lake City ha raggiunto quota 18%, contro l’11% dei giochi di Los Angeles e l’8% di quelli di Atlanta. I dati sulle olimpiadi invernali di Salt Lake City diventano così il più completo ritratto del ruolo importante giocato dal governo federale nella politica di Romney. Un ruolo che invece, nella visione repubblicana e soprattutto del Tea Party, dovrebbe essere minimo.