Usa, Hillary Clinton in aiuto di Obama: “L’attacco a Bengasi è stato colpa mia”

Hillary Clinton (Foto Lapresse)

WASHINGTON -Solo quattro anni fa era la sua sfidante alle primarie. Ma adesso Hillary Clinton va in aiuto di Barack Obama, prendendosi la responsabilità (o la colpa) di quanto accaduto alla sede diplomatica americana di Bengasi, in Libia, l’11 settembre. Cioè della morte dell’ambasciatore Chris Stevens e degli altri tre cittadini statunitensi morti nell’assalto.

L’aiuto del segretario di Stato arriva a ventiquattr’ore dal secondo dibattito televisivo tra Obama e il rivale repubblicano Mitt Romney. Dopo che il primo dibattito ha visto Romney favorito dal pubblico e dopo gli ultimi sondaggi, che danno il candidato mormone in vantaggio.

Clinton non poteva essere più chiara. In un’intervista alla Cnn ha detto: “Mi assumo le responsabilità. Il presidente americano Barack Obama e il vice presidente Joe Biden non sono coinvolti nelle decisioni riguardanti la sicurezza del corpo diplomatico”.

Anche perché gli americani sembrano ormai essersi dimenticati che è stato con Obama che Osama bin Laden è stato ucciso. Ora ricordano molto meglio i tumulti in rivolta (vera o solo dichiarata) al film su Maometto “L’Innocenza dei musulmani”.

Da subito Romney aveva colto la palla al balzo per accusare Obama di non difendere abbastanza i valori americani dall’ondata di fondamentalismo musulmano. Un tema riproposto anche dal candidato vice di Romney, Paul Ryan, nel confronto con il vice di Obama Joe Biden.

Mentre Hillary Clinton corre in aiuto di Obama, il New York Times, accusato negli ultimi tempi di schierarsi troppo apertamente con i democratici, scrive che il Pentagono e il Dipartimento di Stato americano starebbero aiutando il governo di Tripoli nella formazione di forze speciali da dispiegare contro gli estremisti islamici.

Secondo quanto scrive il New York Times, il Congresso avrebbe appoggiato la richiesta dell’amministrazione di spostare 8 milioni di dollari dalle operazioni antiterrorismo americane in Pakistan alla creazione di forze speciali libiche.

 

 

 

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Maria Elena Perrero