Usa: polemica sull'uso dei droni, strategia Obama sotto tiro

NEW YORK, 9 OTT – La goccia che ha fatto traboccare il vaso e' stata l'eliminazione nel settembre scorso di Anwar al Awlaki, leader di Al Qaida, colpito in Yemen da un drone della Cia. Per la prima volta un cittadino americano (Awlaki era nato e cresciuto negli Usa, in New Mexico) viene ucciso grazie all'uso dei micidiali aerei senza pilota su cui l'amministrazione Obama ha puntato per combattere il terrorismo: dall'Afghanistan al Pakistan, dall'Iraq allo Yemen.

E' proprio questa strategia adottata da Casa Bianca, Pentagono e Cia che ora finisce nel mirino sia di molti osservatori ed esperti di cose militari – preoccupati per una scelta che presto, quando gli Usa non avranno piu' il monopolio dei droni, potrebbe ritorcersi contro il Paese – sia di tutte le piu' importanti associazioni pacifiste e di difesa dei diritti civili – per le quali Washington mette in discussione il ruolo delle leggi e della stessa a stessa Costituzione americana.

''Il problema e' che si sta creando una norma internazionale'', spiega sul New York Times Dennis Gormley, ricercatore all'universita' di Pittsburgh e autore del saggio ''Missile Contagion''. Norma che si basa sul principio – abbracciato dall'amministrazione Obama – per cui gli Stati Uniti possono inviare oltre confine droni armati per uccidere tutti coloro che sono considerati nemici e una minaccia per la sicurezza del Paese: anche se si tratta di cittadini americani.

La Casa Bianca nega che si tratti di una nuova 'dottrina'. Anche se fonti dell'amministrazione informano che solo in Pakistan gli attacchi portati con i Predator o i Reapers della Cia ammontano gia' a oltre 2.000. E anche se dietro l'uccisione di Awlaki c'e' un documento segreto – messo a punto, raccontano fonti del Nyt, nel corso di lunghe riunioni nella Situation Room – nel quale ci si sforza di giustificare dal punto di vista legale l'azione: se una persona lavora per portare un attacco all'America puo' essere eliminata, anche se l'uccisione non avviene durante il temuto attacco. Ma questo – sottolineano molti osservatori – va palesemente contro il quarto e quinto emendamento della Costituzione, in particolare li' dove si dice che nessun cittadino americano puo' essere privato della vita senza giusto processo.

La preoccupazione principale degli esperti, pero', e' un'altra. Il monopolio americano su queste tecnologie sta finendo. Al Pentagono trapela come queste siano oramai diventate il primo obiettivo dei servizi segreti di mezzo mondo. E presto Paesi come Israele, Cina, Russia, India saranno in grado di realizzare anche loro droni armati per combattere il terrorismo: in Palestina o in Libano, in Tibet o in Kazakhstan, in Cecenia o in Kashmir. E a tracciare la strada, a creare una 'norma internazionale' – accusano i critici – sara' stata proprio l'amministrazione Obama. Senza contare – avverte qualcuno – che la tecnologia dei droni potrebbe finire nelle mani dei terroristi ed essere utilizzata proprio contro gli Stati Uniti. Il tanto temuto 'effetto 'boomerang'.

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Lorenzo Briotti