Usa. Il Pentagono si prepara allo scenario peggiore per la crisi siriana

Ribelli siriani

WASHINGTON, STATI UNITI – Il Pentagono si prepara allo scenario peggiore per la crisi siriana: un improvviso collasso del regime al potere e dello Stato, e il conflitto che dilaga oltre i confini, spingendo ondate di profughi nei Paesi vicini, mentre l’opposizione diventa sempre piu’ frammentata e con crescenti componenti radicali islamiche. Intanto dopo la cattura da parte di un gruppo di ribelli siriani di quattro caschi blu filippini dell’Onu, le Nazioni Unite hanno deciso di ritirare precauzionalmente i propri osservatori dispiegati sulle alture del Golan, lungo la linea di demarcazione fra la Siria e le zone occupate da Israele.

Per quanto riguarda invece la situazione sul terreno gli attivisti siriani hanno reso noto del ferimento vicino a Damasco – in un bombardamento aereo delle forze governative – del capo dei miliziani della Jabhat an Nusra, formazione ispirata ad al Qaeda, che combatte fra i ribelli anti-Assad. Il Dipartimento della Difesa Usa ha intanto elaborato vari piani, cercando di contenere al massimo la possibilita’ di inviare soldati americani sul campo, e puntando piuttosto ad una sorta di zona cuscinetto in Giordania, alleato chiave degli Stati Uniti che gia’ accoglie oltre 500 mila profughi siriani. Si tratterebbe di una fascia protetta, in cui accogliere altri profughi, hanno detto funzionari Usa informati sull’ elaborazione dei piani, citati in forma anonima dal Wall Street Journal.

La fascia potrebbe anche fornire agli Stati Uniti e ai Paesi europei un canale di accesso per far arrivare aiuti, tra cui armamenti, a gruppi selezionati di ribelli siriani. Una proposta per far arrivare armi ai ribelli e’ stata preparata, secondo il Daily Telegraph, anche da Londra e sara’ presentata alla riunione dei ministri degli Esteri europei il prossimo 27 maggio a Bruxelles. Si tratta, scrive il giornale, di due opzioni volte a superare l’embargo sulle armi deciso dall’Unione Europea e a permettere a Francia e Gran Bretagna di consegnare armi ai ribelli della Coalizione nazionale siriana.

Le linee del piano americano sono emerse nelle ultime settimane dopo il viaggio del segretario di Stato Usa John Kerry in Egitto, Giordania, Israele, Arabia Saudita e Emirati Arabi Uniti. Le fonti citate dal WSJ parlano della possibilita’ che a gestirne la sicurezza della zona cuscinetto potrebbero essere chiamati anche altri Paesi arabi, tra cui l’Egitto, i cui dirigenti, scrive il WSJ, si sarebbero detti disponibili a partecipare, in presenza di alcune circostanze, ad una forza internazionale di stabilizzazione in Siria.

Una partecipazione che esprime di fatto i timori dei Paesi della regione, che vedono la contrapposizione radicarsi sempre piu’ lungo linee confessionali, mentre il conflitto si allarga coinvolgendo sul campo il movimento sciita libanese Hezbollah e Israele e, sullo sfondo, solo per citarne alcuni, l’Iran ma anche il Qatar, l’Arabia Saudita e la Turchia, che forniscono aiuti e armi alle parti contrapposte. Ma oltre ad altri piani di intervento piu’ attivo, come l’utilizzo di missili cruise contro obiettivi militari del regime per privarlo della possibilita’ di usare armi chimiche, o l’eventuale realizzazione di una no-fly-zone, l’amministrazione Obama pensa soprattutto a spingere a livello diplomatico, e in questo senso Kerry, dopo aver visto il presidente russo Vladimir Putin, ha annunciato un accordo con Mosca per organizzare entro fine mese una conferenza sulla Siria.

Accordo per cui l’Unione Europea – che ha stanziato altri 30 milioni di euro per le centinaia di migliaia di profughi siriani in Libano – si e’ detta ”molto soddisfatta” e ha offerto il suo ”contributo in ogni forma”. Anche la cancelliera tedesca Angela Merkel ha affermato che ”e’ un segnale pieno di speranza che gli Usa e la Russia insieme abbiano proposto una simile conferenza”.

E per aumentare il pressing sulla Russia, venerdi’ il premier britannico David Cameron andra’ a Mosca, per incontrare Putin, perche’, ha detto, esistono ”crescenti, anche se limitate ma convincenti informazioni” sull’uso di armi chimiche come il sarin da parte delle forze governative siriane. ”I dubbi a riguardo si riducono”, ha sottolineato, e ”c’e’ la necessita’ urgente di avviare negoziati appropriati per spingere ulteriormente verso la transizione politica e porre fine a questo conflitto”

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lgermini