NEW YORK, STATI UNITI – Dopo il via libera ad un suo SuperPac, un fondo elettorale grazie al quale potra’ rastrellare donazioni senza limiti, il presidente degli Stati Uniti Barack Obama potrà contare anche sui gadget ”d’autore”. Come gli accessori e le magliette realizzati dai più famosi stilisti americani, tra questi Marc Jacobs, per raccogliere fondi per la sua rielezione.
In un evento chiamato, non a caso, ”Runway to Win” (corsa per vincere) a New York, la campagna per la rielezione di Barack Obama ha in programma di vendere una serie di articoli ”blasonati” realizzati da una decina di stilisti famosi. Circa 75 dollari: e’ il prezzo chiesto per una borsa della spesa che porta il nome di Derek Lam, mentre per 40 dollari si porta a casa una borsa per il trucco di Richard Blanch. 95 dollari costa una sciarpa che raffigura Obama di Thakoon Panichgul.
LA T shirt di Marc Jacobs, che oltre ad avere il suo marchio personale è lo stilista di Louis Vuitton, presenta al centro un cerchio rosso-bianco-blu (i colori americani) con la scritta ‘I Vote Obama’, voto per Obama, e costa 45 dollari. Per molti aficionados della moda a stelle e strisce si tratta anche di un affare da pre-Fashion-Week, la settimana della moda che prendera’ il via il nove febbraio, visto che sul sito ufficiale di Derek Lam il prezzo delle borse varia da 340 a 1890 dollari.
I repubblicani gridano allo scandalo, meno di 48 ore dopo lo spot pubblicitario di Clint Eastwood sulla Chrysler da loro erroneamente (”io non sono per Obama, ha precisato l’attore”) intepretato come troppo pro-Obama, perche’ secondo loro la vendita degli oggetti di ”Runway to Win” potrebbe violare le regole che regolano i finanziamenti alla campagna e aprire la strada a contribuzioni illegali.
“Questo evento solleva una serie di domande, sia sul denaro delle aziende sia su quello dei dipendenti – spiega Sean Spicer, il portavoce del Republican National Committee – e se sia stato usato impropriamente nella produzione di questi oggetti”. La replica della campagna per Obama non si e’ fatta attendere. “Tutti gli stilisti hanno usato il loro tempo libero per queste creazioni, e non sono state affatto finanziate da fondi aziendali”.
L’idea della raccolta fondi per il tramite della vendita di creazioni firmate e’ stata lanciata dalla direttrice di Vogue, la mitica Anna Wintour, che non è americana ma britannica.