Per favorire la trattativa, gli stati Uniti stanno valutando il trasferimento di un numero non specificato di prigionieri talebani dal carcere di Guantanamo a una prigione in Afghanistan gestita dal governo di Kabul. Gli americani chiedono in cambio ai talebani di denunciare il terrorismo internazionale e di manifestare pubblicamente la volontà di avviare negoziati politici col governo del presidente Hamid Karzai.
I funzionari hanno d’altra parte avvertito che gli sforzi diplomatici in Afghanistan, giunti nelle settimane recenti in una fase delicata, restano una scommessa di cui ancora non si può conoscere l’esito. Tra le difficolta che si prospettano c’è il progressivo ritiro delle forze americane, che saranno in massima parte partite alla fine del 2014, il che potrebbe potenzialmente ridurre l’incentivo dei talebani a negoziare.
Negoziatori americani hanno intrattenuto con le loro controparti talebane almeno una mezza dozzina di incontri, principalmente in Germania e a Doha, con rappresentanri del Mullah Omar, leader della Quetta Shura, il vertice del comando talebano.
La posta in gioco negli sforzi diplomatici non potrebbe essere più alta, rilevano gli analisti. Un fallimento condannerebbe l’Afghanistan al proseguimento della guerra, e forse anche ad una guerra civile, dopo che le forze Nato nel 2014 affideranno al debole governo Karzai il mantenimento della sicurezza. Un successo, d’altra parte, significherebbe la fine della guerra e la possibilità che i talebani – anche se non tutti – si decidessero a collaborare col governo di Kabul.