E’ dibattito aperto negli Usa se la vicenda Wikileaks debba essere trattata come un caso di spionaggio, oppure come un caso che riguarda il diritto alla libertà di informazione e di espressione, difeso dal Primo Emedamento della Costituzione americana.
Mentre il ministro della Giustizia, Eric Holder, ha ribadito che il caso sarà trattato alla luce dell’Espionage Act del 1917 ”ma non solo”, e che saranno intraprese ”azioni significative” nei confronti di Wikileaks, la Columbia University ha preso pubblicamente posizione a favore della seconda ipotesi: Wikileaks va difeso come un caso a tutela della libertà di stampa.
Il caso della Columbia è particolarmente emblematico, perché un ‘alumnus’ dell’Università, che oggi lavora al Dipartimento di Stato americano, nei giorni scorsi aveva inviato agli studenti della Columbia un suo personale consiglio, diramato agli studenti dalla direzione della Università: “cari studenti, evitate nei vostri scritti di fare riferimento ai documenti rivelati da Wikileaks, perché a norma di legge sono da considerarsi ancora ‘classificati’. In più, potreste avere problemi in futuro per trovare lavoro in ambito diplomatico”.
La nota dell’alumnus era stata diffusa agli studenti dall’Office of Career Services della School of International and Public Affairs (SIPA), la facoltà della Columbia in cui studiano appunto coloro che intendono diventare futuri diplomatici.
Oggi la stessa SIPA ha rivisto la sua posizione. In una nota agli studenti, il preside a nome di tutta la School avvisa che ”la libertà di informazione e di espressione è un valore fondante della nostra istituzione. Pertanto la posizione della SIPA è che gli studenti hanno il diritto a discutere e dibattere ogni informazione in pubblico che considerano rilevante per i loro studi o per il loro ruolo di cittadini del globo. La posizione della SIPA è che possono farlo senza paura di andare incontro a conseguenze negative. I documenti di Wikileaks sono accessibile agli studenti della SIPA e a chiunque altro da un’ampia varieta’ di fonti attendibili – ha aggiunto il preside – e sono strumenti utili per discussioni e dibattiti sia dentro sia fuori l’università”.
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