Non nega né conferma: il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi glissa sulla questione degli interessi personali negli affari con la Russia dell’amico premier Vladimir Putin, e in particolare sulle forniture di gas.
”Gli Stati Uniti hanno chiarissimo che non ho assolutamente nessun interesse con nessun altro Paese, che non ci sono assolutamente interessi personali ma che io curo soltanto l’interesse degli italiani e del mio Paese”. Così Silvio Berlusconi risponde a due cronisti che, a margine del vertice Osce, gli chiedono se i rapporti con gli Usa siano solidi anche dopo le rivelazioni di questa notte di Wikileaks sulle informative in merito ai suoi rapporti con Putin.
”I rapporti con gli Usa non sono mai venuti meno”, ha aggiunto Berlusconi, commentando l’esito dell’incontro bilaterale di ieri, 1° dicembre, con il segretario di Stato americano Hillary Clinton. ”I rapporti non sono mai stati messi in dubbio e sono sempre stati solidi”, ha aggiunto il premier prima di prendere parte ai lavori dell’assemblea dell’Osce.
Eppure i cablogrammi diffusi da Wikileaks continuano ad aggravare la posizione del premier italiano agli occhi degli Stati Uniti. “Berlusconi tratta la politica russa come fa con gli affari domestici: tatticamente e giorno per giorno. Il suo preponderante desiderio è di rimanere nelle grazie di Putin ed ha frequentemente dato voce a opinioni e dichiarazioni che gli sono state passate direttamente da Putin”, avrebbe detto l’ambasciatore Usa a Roma Ronald Spogli. E ancora: “La voglia del primo ministro Berlusconi di essere percepito come un importante giocatore europeo in politica estera” sta portando l’Italia a “sostenere gli sforzi russi di danneggiare la Nato”.
Nel suo rapporto, Spogli scrive che l’ambasciata americana a Roma mise in campo un ”robusto sforzo diplomatico” nei confronti di figure chiave interne e esterne al governo italiano, per raggiungere due obbiettivi: il primo era illustrare in modo approfondito le attività russe e gli interessi americani, dall’altro bilanciare, soprattutto nel partito di Berlusconi, la visione della Russia, esprimendo dissensi nei confronti di Mosca. ”Soprattutto all’inizio dell’estate – scrive l’ex ambasciatore – con il ritorno al governo di Berlusconi e la crisi georgiana, abbiamo contattato in modo aggressivo i leader del governo italiano a ogni livello.
Spogli descrive di pressioni sul piano politico, economico e perfino sulla stampa ”pur di fornire una visione alternativa all’insistenza con cui Berlusconi parlava della Russia come un paese democratico e stabile, che è stato provocato dall’Occidente”. E questi sforzi ”sembra che abbiano sortito effetto”.
”L’opposizione ha cominciato ad attaccare Berlusconi, raffigurandolo come qualcuno che ha scelto di appoggiare la parte sbagliata. Anche qualcuno del Pdl ha cominciato ad avvicinarci privatamente per dirci che preferirebbe avere un dialogo maggiore con noi che con la Russia. E ci hanno anche detto di essere interessati a sfidare lo stordimento di Berlusconi rispetto a Putin. Ma mentre noi, purtroppo, ci rendevamo conto di avere molta strada da fare per far cambiare questa visione – conclude Spogli – ci venne in aiuto proprio il primo ministro Berlusconi, che appare sempre di più il megafono di Putin”.
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