‘Coming soon!’: gli scissionisti di WikiLeaks fanno il loro ingresso in rete e firmano così la home page del nuovo sito, OpenLeaks.org che, da lunedì, sarà il diretto concorrente dell’organizzazione di Julian Assange.
Il logo, un doppio semicerchio verde e nero che si fonde con una freccia, è una sorta di invitante ‘enter’ su imprevedibili nuove rivelazioni che, però, non saranno diffuse direttamente sul web.
I dissidenti, che hanno rotto con Wikileaks per contrasti editoriali e personali, intendono limitarsi a fare da ”intermediari” tra le fonti, che resteranno anonime, in possesso di informazioni riservate e i media partner che vogliono pubblicarle. Il tutto attraverso una serie di link che metteranno in contatto tra loro le ‘gole profonde’ che hanno voglia di parlare e i siti di tv e giornali interessati.
L’obiettivo di lungo termine, ha detto al giornale svedese Dagen Nyheter uno dei fondatori del nuovo gruppo, è ”costruire una piattaforma forte e trasparente per sostenere chi ci passa il materiale, sia in termini di tecnologia che di politica, e al tempo stesso incoraggiare altri ad avviare progetti analoghi”.
Il contrasto tra Julian Assange e i promotori di OpenLeaks, come l’ex portavoce tedesco Daniel Domscheit-Berg e l’ex membro islandese Herbert Snorrason, si è consumato sull’ ”atteggiamento dittatoriale” dell’australiano, come l’ha definito Snorrasson, e su una insoddisfatta voglia di trasparenza.
”Se volete la trasparenza per tutto il mondo, dovete essere trasparenti voi stessi. E dovete avere gli stessi standard che esigete dagli altri”, ha detto il tedesco in un’intervista alla televisione svedese Svt che andrà in onda domenica sera e che è stata anticipata dall’Afp.
OpenLeaks, affermano i suoi fondatori, dovrà essere ”democraticamente governata da tutti i suoi membri, piuttosto che da un solo gruppo o da un solo individuo”. Insomma, il protagonismo di Assange, voluto o subito, non piace ai dissidenti. E il quotidiano Dagen Nyheter sostiene di essere in possesso di documenti che provano il malcontento all’interno di Wikileaks: i problemi di accessibilità che hanno colpito il sito nei mesi scorsi quindi, non sarebbero dovuti a sabotaggi esterni , ma ad attacchi provenienti dall’interno per segnalare ad Assange un malcontento crescente.
La cyber guerra si espande ancora. Oltre ai governi in fibrillazione per i ‘cable’ delle ambasciate Usa nel mondo, alla possibile e forse imminente incriminazione per spionaggio negli Stati Uniti, Assange deve temere da lunedì attacchi da chi, di lui, sa davvero molto.