Manca solo la firma di Benedetto XVI e Papa Wojtyla sarà beato. Nei prossimi giorni, forse già venerdì, il prefetto della Congregazione per le Cause dei santi, cardinale Angelo Amato, porterà alla attenzione del Papa l’incartamento completo del processo di beatificazione di Karol Wojtyla. Toccherà poi a Benedetto XVI esaminarlo e decidere i tempi per la firma del decreto sul miracolo attribuito all’intercessione di Giovanni Paolo II.
Si tratterà a quel punto di indicare la data per la cerimonia di beatificazione, per la quale si ipotizzano o i primi giorni di aprile (vicino all’anniversario della morte, avvenuta il 2 aprile 2005), o la seconda settimana di ottobre (vicino all’anniversario dell’elezione al soglio pontificio, il 16 ottobre 1978). Qualora la proclamazione avvenisse in aprile, il Papa polacco potrebbe superare il record di madre Teresa di Calcutta, beatificata sei anni e quasi due mesi dopo la morte.
Per la suora albanese infatti papa Wojtyla derogò alla regola canonica che richiede che siano trascorsi cinque anni dalla morte per aprire il processo di beatificazione; stessa deroga che Benedetto XVI ha applicato a Giovanni Paolo, annunciandolo solennemente davanti al clero romano, il 13 maggio 2005, a poco più di un mese dalla morte di Karol Wojtyla. La scelta della data dovrà tenere conto anche di motivi tecnico-organizzativi legati all’accoglienza di una folla di persone che si annuncia numerosissima, visto l’affetto e la popolarità che ancora circondano il ricordo di Giovanni Paolo II.
Intanto in Polonia è esploso l’entusiasmo di fedeli e cittadini, e la notizia della prossima conclusione della causa canonica impazza nei notiziari tv e siti. Il popolo del ”santo subito”, coloro che gia’ al funerale di Giovanni Paolo II issavano striscioni inneggianti alla beatificazione, avrà dunque la sua soddisfazione. Il processo è stato rapido, vista la mole di documenti da esaminare e testi da ascoltare per un pontefice che ha regnato quasi 27 anni e ha segnato la storia non solo ecclesiale del Novecento.
Ma è stato rigoroso nel metodo: la deroga voluta da Ratzinger riguardava i tempi, ma non la serietà delle procedure. Ultimo passo per chiudere l’incartamento è stato il riconoscimento da parte della commissione dei medici, ratificato poi anche dai cardinali e vescovi della Congregazione, della inspiegabilità a livello scientifico della guarigione della francese suor Marie Simon-Pierre dal Parkinson, per intercessione di Giovanni Paolo II.