In 2.400 comuni su 8mila si pagherà l’Imu 2013 sulla prima casa entro il prossimo 15 gennaio. Era una panzana dunque il penultimo annuncio dato ufficialmente dal premier Enrico Letta e dai suoi ministri: «Abolita l’Imu». Vallo a raccontare a buona parte dei possessori di prima casa di quei 2.400 comuni (50 capoluogo) che faranno pagare (…) (…) fra 50 e 130 euro più di quando l’Imu c’era ma esistevano anche le detrazioni prima casa (200 euro) e quelle per i figli (50 euro l’uno), quelle sì abolite. L’ultimo annuncio è invece arrivato ieri da Letta, via Twitter, durante il Consiglio dei ministri: «Abolito il finanziamento pubblico dei partiti per decreto. Promessa mantenuta!». Come una scolaresca si sono accodati giulivi con identici cinguettii sia il vicepremier Angelino Alfano che il ministro per le Riforme Gaetano Quagliariello.
E ancora:
Questa volta meglio evitare ai lettori la doccia fredda, lo chiariamo prima: è una panzana. Il finanziamento pubblico resta in vigore come prima, la novità è solo che i soldi dalle casse dello Stato a quelle dei partiti andranno seguendo strade più fantasiose e diverse da quelle esistenti. Nel 2012 sono andati ai partiti 91 milioni di euro. Nel 2013 ancora 91 milioni di euro. Nel 2014 grazie all’aboli – zione annunciata ieri dalle casse dello Stato a quelle dei partiti andranno 91 milioni di euro. Nel 2015 – sempre grazie all’«abolizio – ne» – il finanziamento pubblico ai partiti saràdi…91 milioni di euro! Nel 2016 la prima novità: il finanziamento pubblico ci sarà sempre, ma scenderà a 77,35 milioni (13,65 milioni in meno, con uno sconto del 15%). Dal 2017 in poi il finanziamento pubblico «abolito» costerà alle casse dello Stato 72 milioni di euro (19 meno di oggi, con una riduzione del 20,87%). Fino al 2012 i partiti ricevevano quelli che chiamavano “rimborsi elettorali”, anche se non avevano alcun rapporto con i soldi effettivamente spesi per le campagne: un fondo per le Europee, uno per le Regionali, due per le Politiche (uno per la Camera e uno per il Senato).
Dal 2012 la legge è cambiata, i soldi pubblici ai partiti sono stati dimezzati a 91 milioni di euro l’anno. Di questa somma 63,7 milioni di euro l’anno erano i vecchi rimborsi elettorali, e 27,3 milioni di euro finanziamenti pubblici proporzionali ai soldi privati che i partiti incassano da supporter e tesserati. Col decreto Letta che utilizza il testo del suo disegno di legge modificato dalla Camera dei deputati (salvo una delega non inseribile lì per fare un testo unico sui partiti), quei 91 milioni così composti vengono ridotti a 68,25 nel 2014, a 45,5 nel 2015, a 22,75 nel 2016 ea zero nel 2017.
In compenso vengono alzate le quote di detrazione esistenti per i soldi che si donano ai partiti. C’è una norma con uno sconto mostruoso, primato assoluto del fisco italiano: 75% detraibile fino a 750 euro per l’iscrizione a scuole e corsi di formazione organizzati da un partito. Poi è prevista una detrazione del 37% per donazioni ai partiti finoa 20 mila euro annui. E del 26% fra 20 e 70 mila euro annui. Un trattamento fiscale privilegiato rispetto alle donazioni a Caritas, Emergency etutte le onlus (per loro oggi detrazioni al 24% che passeranno al 26%). Questi sgravi ulteriori (oggi le donazioni ai partiti hanno detraibilità al 24%) costeranno alle casse dello Stato 27,4 milioni di euro nel 2015 e 15,65 milioni di euro l’anno dal 2016 in poi.