Rassegna stampa. Alfano, riforma titolo V e scontro Fornero-partiti

Il Corriere della Sera 9-10-12

Berlusconi cerca alleati. Il Corriere della Sera: “Alfano: per riunire il centrodestra può non candidarsi”. Chi dà una mano al caudillo. Editoriale di Pierluigi Battista:

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“Hugo Chávez ha vinto di nuovo. È presidente per la quarta volta consecutiva. Il Venezuela è suo. Il generoso e coraggioso sfidante, Henrique Capriles, non ha superato il 45 per cento dei voti. Chávez è un nemico della democrazia liberale; le sue ricette portano corruzione e dittatura statalista; in campagna elettorale ha spadroneggiato come un despota; le sue milizie, squadracce molto addestrate, mettono paura ad avversari e oppositori. Ma tutto questo non basta a spiegare la ragione di un successo così duraturo. I reiterati trionfi di Chávez sono preoccupanti. Però vanno spiegati, non demonizzati.
Bisogna spiegare perché oggi in molti, e non solo in America Latina, e non solo nell’Iran di Ahmadinejad, e non solo tra gli orfani del terzomondismo che vedono in lui il nuovo caudillo rivoluzionario, e non solo nella sinistra «old fashion», fanno festa per l’ennesima vittoria di Chávez. Bisogna comprendere che il capitalismo non gode in questo periodo di grande reputazione e che la democrazia liberale viene disprezzata come un lusso. Oggi un fronte politico e psicologico multiforme e variegato (di destra e di sinistra insieme) vede nella «globalizzazione» la fonte di ogni disagio e di ogni ingiustizia”.

Ma come funziona lo scudo per tagliare lo Spread. Articolo di Gabriele Dossena:

“Con il via libera da parte dell’Eurogruppo al lancio dell’Esm (European stability mechanism), il nuovo meccanismo di salvataggio europeo la cui dotazione finale sarà di 500 miliardi di euro, prende corpo una vera e propria rete di protezione in una fase difficile della crisi europea.
Da ieri il fondo è diventato operativo, anche se i primi 32 miliardi di euro arriveranno a fine mese e avranno una capacità di fuoco di 200 miliardi di euro. Altri 32 miliardi arriveranno nel 2013 e gli ultimi 16 miliardi nel 2014, quando il fondo avrà una capacità complessiva di 500 miliardi di euro. 
L’accordo finale per dare vita all’Esm come veicolo permanente e anticipare la sua partenza al 2012, risale al vertice dello scorso 30 gennaio. Ma lo strumento è stato via via modificato, senza cambiare l’impianto normativo, per ampliarne la dotazione, rendere più flessibili le modalità di voto (è stata aggiunta la procedura d’urgenza) e allargare ulteriormente l’utilizzo, rendendo più efficiente la procedura per acquistare titoli di Stato dei Paesi membri per difendere la stabilità finanziaria della zona euro. L’Esm potrà finanziare gli Stati in crisi, ma in base a precise condizioni, come politiche di rigore e riforme strutturali in grado di ripristinare la fiducia dei mercati”.

Sanità e pubblico impiego, ecco i tagli. Articolo di Mario Sensini:

“Nuovi tagli agli enti locali, ed in particolare alle Regioni, l’ennesima sforbiciata al fondo sanitario nazionale, la proroga di un altro anno del blocco contrattuale per i dipendenti pubblici, stavolta senza recupero dell’inflazione, e delle restrizioni salariali per i dirigenti pubblici e i non contrattualizzati, come magistrati e professori universitari. Il menù della legge di bilancio del 2013 è ormai definito: i tecnici hanno messo nero su bianco tutte le ipotesi di intervento, ma solo oggi dal Consiglio dei Ministri arriverà il via libera politico alle misure che l’anno prossimo dovranno assicurare il pareggio strutturale di bilancio e scongiurare l’aumento di due punti dell’Iva a partire da luglio”.

Il doppio scopo del Pdl è evitare la scissione e proteggere il Cavaliere. La nota politica di Massimo Franco:

Per approfondire: Alfano offre l’addio di Berlusconi, ma nessuno se lo compra

“I l sospetto dell’ennesimo tatticismo allunga sull’annuncio di Angelino Alfano un’ombra pesante. L’ipotesi che Silvio Berlusconi possa non candidarsi a Palazzo Chigi «per favorire l’unità del centrodestra» è stata accolta dunque con un misto di freddezza, scetticismo e quasi fastidio. Gli interlocutori, Udc di Pier Ferdinando Casini in testa, semplicemente non si fidano, perché sono, dicono, «abituati alle giravolte» berlusconiane. Ma probabilmente la resistenza è più di fondo. Nel tentativo di allearsi con i centristi in nome della comune ostilità alla sinistra, il segretario del Pdl sembra confermare soprattutto la disperazione del suo partito; e il tentativo di scaricare all’esterno una crisi di leadership e di strategia che lo sta portando sull’orlo della scissione”.

L’intervista di Mara Gergolet al presidente serbo Tomislav Nikolic:

“L’Europa è il nostro obiettivo dal 2000. Abbiamo riformato l’economia, la giustizia, i servizi segreti, l’amministrazione. Ma fatti questi progressi, ora c’è la precondizione del Kosovo. Non è giusto. Non chiedetemi se io voglio l’Europa: la vera domanda è se l’Europa vuole noi”.

La Repubblica 9-10-12

La Repubblica: “Meno poteri alle regioni”. Pronto il nuovo titolo V della Costituzione, oggi primo esame. Scrive Annalisa Cuzzocrea:

“E’ la fine del federalismo. Di certo, è la fine del federalismo così come l’Italia lo ha conosciuto fino ad oggi (…) Il governo deve fare in fretta perché da questo dipende larga parte delle misure che ha in mente”.

Il Giornale: “Alfano offre il Pdl a Casini”. Editoriale di Alessandro Sallusti:

“Per riunire il centrodestra, Berlu­sconi è pronto a non ricandidar­si, ha detto ieri Angelino Alfano parlando con Casini e confer­mando quanto ripetuto in più occasioni da Berlusconi stesso. Tale possibilità è sta­ta trasformata subito in certezza più den­tro che fuori il Pdl. I colonnelli azzurri (ex An in testa), abbarbicati alle loro poltro­ne, hanno stappato champagne felici di mettersi nelle mani di Casini per rimpol­pare il bottino elettorale da loro dissipa­to. Già, perché se Berlusconi esce di sce­na, Casini, dopo essere stato respinto con perdite da Bersani (e superato negli ulti­mi sondaggi dalla Lega), sarebbe dispo­sto a tornare a casa. Destra e sinistra, per lui, pari sono: basta che corra lo stipen­dio. E gli allocchi ci cascano. Grande Casi­ni, viva Casini, lunga vita a Casini, quasi incoronato nuovo leader del centrode­stra da una classe dirigente liberale che ha perso la bussola e ora rischia di perde­re l’onore”.

Il Fatto Quotidiano: “Alfano rottama Berlusconi. Pdl allo sbando”. Gli insaputi. Editoriale di Marco Travaglio:

“Tre anni fa, quando Scajola informò l’Italia e il mondo intero di essersi fatto pagare due terzi della casa dal costruttore Anemone, ma a sua insaputa, e si dimise perché “un ministro non può sospettare di abitare un’abitazione pagata in parte da altri”, tutti risero di gusto. Dinanzi a un alibi tanto roccioso, qualcuno provò perfino un filo di nostalgia per il “così fan tutti” di Craxi e degli altri ladri di Tangentopoli, che pensavano di salvarsi dall’accusa di rubare sostenendo che rubavano anche gli altri. L’idea che un ministro pensi di difendere la sua reputazione passando per fesso mette sempre un certo buonumore. Ma il nuovo trend prese subito piede. Quando saltò fuori la P 3 dei Verdini, Carboni e Dell’Utri, Berlusconi parlò di “quattro sfigati in pensione”, credendo di fare un complimento a loro e anche a se stesso, che li frequentava e due li aveva mandati in Parlamento. Il governatore sardo Cappellacci, che risultava telecomandato da Carboni, se lo disse addirittura da solo: “Sono un babbeo”. Figurarsi la gioia dei suoi milioni di elettori, quando seppero di aver votato un idiota. Per carità, le aule dei tribunali rigurgitano di imputati che puntano alla seminfermità mentale: ma non basta fare gli idioti per passare per tali”.

La Stampa: “Pensioni, scontro Fornero-partiti”. Imu alla Chiesa, tutto da rifare. Scrive Giacomo Galeazzi:

Per approfondire: “Tutti paghino Imu”, anche la Chiesa. Grilli su sentenza del Consiglio di Stato

“In ballo ci sono 600 milioni di euro, più le sanzioni in arrivo dall’Unione europea. Il Consiglio di Stato blocca il decreto che estende l’Imu alla Chiesa. La scure di Palazzo Spada cala sulla tassazione degli «immobili di Dio» e subito riesplodono le polemiche attorno alla «vexata quaestio» che dal 1992 spacca trasversalmente la politica tra laici e cattolici. Entro la fine dell’anno va riscritto il regolamento, altrimenti dal 1° gennaio niente imposte per le strutture ecclesiastiche. «L’obiettivo del governo resta quello di far pagare tutti, quindi troveremo le soluzioni appropriate», assicura il ministro dell’Economia, Vittorio Grilli, mentre in Cei si auspica che la bocciatura sia l’occasione per un approfondimento della materia e per una «più chiara ed equa definizione del recinto delle esenzioni». Una salutare pausa di riflessione, quindi. Il governo «non rinunci», rilanciano i socialisti”.

Ancora Chávez “La rivoluzione non si fermerà”. Il reportage di Paolo Manzo:

“Hu-ha Chávez no se va». Hanno gridato come ossessi fino all’alba le migliaia di supporter «rojos rojitos» del comandante Hugo Rafael Chávez Frías, mentre nel cielo sopra Caracas esplodevano centinaia di fuochi artificiali di ogni forma e colore ed i motociclisti della revolución sparavano in aria colpi di pistola per festeggiare.«Chávez, amigo, el pueblo esta contigo». Quando arrivano i risultati ufficiali – oltre un milione e 200 mila il vantaggio di Chávez sul candidato dell’opposizione Henrique Capriles (il 54% dei voti contro il 45%) – i «rossi» in piazza sono già migliaia e, a guardarle dal «balcone del popolo», sembrano una miriade di formiche, impazzite. Ballano e cantano per festeggiare il loro mito, l’uomo che ha dato loro dignità”.

Catalogna come il Kosovo Rajoy: intervenga l’Europa. Articolo di Gian Antonio Orighi:

“Kosovo docet. L’indipendentismo catalano scopre apertamente le sue carte e il premier conservatore Mariano Rajoy gioca d’anticipo con l’Unione europea chiedendo, con una lettera a Bruxelles, una posizione univoca sul futuribile (e illegale) «adéu» di Barcellona alla Spagna. Il separatismo di Barcellona ha segnato, l’altro ieri, un gol storico con la sua clamorosa richiesta di «Independencia» cantata a squarciagola dagli 85 mila tifosi riuniti nel Camp Nou per la partita Real Madrid-Barcellona, dove ha esibito un colossale mosaico coi colori della regione catalana. «Il Camp Nou danneggia il marchio Spagna e l’immagine del nostro Paese», ha commentato, molto preoccupato, il ministro degli Esteri, García Margallo”.

Il Sole 24 Ore: “Pensioni, stop del Governo La riforma non va svuotata”. Pregi e limiti del credito d’imposta. Editoriale di Alberto Quadrio Curzio:

“Nel decreto sviluppo bis appena approvato è previsto un credito di imposta al 50% sull’Ires e sull’Irap connesse alla realizzazione e gestione di nuove opere infrastrutturali di importo superiore a 500 milioni di euro. La disposizione è valida fino al 31 dicembre 2015. È una misura importante per la promozione di investimenti infrastrutturali italiani (iii) che sono urgenti per migliorare l’efficienza e l’attrattività del sistema Paese e quindi per contribuire alla crescita economica e all’occupazione. Prosegue così, dopo i decreti legge “Salva Italia”, “Cresci Italia” e “Semplifica Italia”, l’impegno del Governo nel quadro del Programma nazionale di riforma (Pnr) nel quale è incluso anche un importante «Allegato infrastrutture 2013-2015» presentato alla Commissione Europea nell’aprile 2012 nell’ambito del «Semestre europeo»). Il Governo, anche rifacendosi a precedenti norme, si impegna a rimuovere le tre cause principali che hanno ritardato l’ammodernamento delle infrastrutture e in particolare dei nostri sistemi di trasporto: la scarsezza di risorse finanziarie pubbliche per la nostra situazione di bilancio; l’inefficienza dei procedimenti che vanno dalla programmazione fino alla realizzazione ed al pagamento delle opere; la conflittualità tra le amministrazioni e con le popolazioni dei territori interessati dalle opere.”.

Il Messaggero 9-10-12

Il Messaggero: “Berlusconi pronto a lasciare”. Lo scudo ora c’è. Manca l’Europa. Editoriale di Marco Fortis:

“Con la tappa di ieri a Lussemburgo, l’Europa compie un altro passo importante verso il futuro, dando ufficialmente il via allo European stability mechanism (Esm) dopo i faticosi processi di ratifica nazionali e aver superato anche lo scoglio della Corte costituzionale tedesca. È un ulteriore salto nell’evoluzione della specie di quel particolare animale politico che è l’Europa: si procede, infatti, dal precedente Fondo salva Stati provvisorio Efsf a un nuovo organismo di governo specifico dell’area della moneta unica (non dell’Ue dei 27).
L’Esm, nelle stesse parole del presidente dell’Eurogruppo Jean-Claude Juncker, è qualcosa di più di un Fondo salva Stati e rappresenta «un risultato storico nel processo di integrazione europea». C’è già chi vede nel destino dell’Esm un ruolo crescente e più ampio con compiti ambiziosi come addirittura diventare un’Agenzia del debito europea. Al punto che, considerata la rilevanza presente o potenziale del nuovo organismo, si è auspicato da più parti che alla guida dell’Esm (che per il momento è retto dal presidente dell’Efsf, il tedesco Klaus Regling) possa installarsi lo stesso presidente dell’Eurogruppo, che vedrebbe così rafforzata la sua forza e capacità di governo”.

 

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Gianluca Pace