“Alle primarie voterò Renzi”. Giornale: Il bacio mortale di De Benedetti

Bacio mortale di De Benedetti “Alle primarie voterò Renzi”

ROMA – “Bacio mortale di De Benedetti: Alle primarie voterò Renzi.” L’endorsement a favore del rottamatore non porta bene: da 30 anni chi viene sponsorizzato dall’editore di «Repubblica» finisce male, da De Mita a Bersani.

Scrive Massimiliano Scafi sul Giornale:

Sette parole, solo sette, e l’ha bruciato: «Alle primarie del Pd voterò per Renzi». Davve­ro un momentaccio per il sinda­co di Firenze. Non bastavano le larghe intese, che lo tengono an­cora lontano da Palazzo Chigi, e nemmeno le tante trappole che la nomenclatura del Pd ha sistemato sulla sua strada verso la segreteria. No, ci mancava so­lo l’endorsement di Carlo De Benedetti,che da trent’anni,da De Mita in poi, fulmina sistema­ticamente tutti i leader del cen­trosinistra.(…)

Forse però come scongiuro neanche quelle sarebbero suffi­cienti. Ormai l’Ingegnere l’ha detto e non si può più rimettere il dentifricio nel tubetto. L’ha detto con parole impegnative, per di più affidate non a un gior­nale ma al prossimo libro di Alan Friedman e anticipate dal Corriere della Sera . De Benedet­ti non si limita a schierarsi con il Rottamatore in corsa per la gui­da del partito, lo vede «assoluta­mente » anche come futuro pre­sidente del Consiglio. Si tratta di una conversione a U: solo po­chi mesi fa l’editore del gruppo Espresso-Repubblica aveva vo­tato per Pier Luigi Bersani- e ab­biamo visto che fine ha fatto ­trovando Renzi superficiale. Perché allora questa svolta radi­cale? «È necessario cambiare», risponde. Cambiare vittima?

Dunque, l’Ingegnere sta uffi­cialmente con il sindaco. Ora bi­sognerà vedere come a Repub­blica prenderanno la notizia, diffusa peraltro attraverso il principale concorrente pro­prio mentre poligrafici del quo­tidiano romano organizzano un picchetto contro i dolorosi tagli annunciati dal gruppo per risparmiare cinque milioni di euro. «Ma dove sono i 470 milio­ni del lodo Mondadori?», si chiede con un pizzico di perfi­dia il sito Dagospia . Una scelta di campo che poi, scrive Fried­man, rivela «un netto dissenso con il fondatore Eugenio Scalfa­ri, che in un editoriale uscito do­menica scorsa ha annunciato che non votera per Renzi per­ché la sua eventuale riuscita po­litica rappresenta un’impreve­dibile avventura» Scalfari se ne farà una ragio­ne, Gianni Cuperlo invece se l’è presa: «C’è un opa esterna sul Pd, qualcuno pensa che dal chiuso di potentati si possano condizionare le scelte del pri­mo partito della sinistra italia­na ». (…)

Stessa storia con Francesco Rutelli. L’allora sindaco di Ro­ma, lanciatissimo dopo otto an­ni di buona amministrazione del Campidoglio, nel 2001 ven­ne imposto a colpi di editoriali come il candidato del centrosi­nistra da opporre a Silvio Berlu­sconi: Giuliano Amato,all’epo­ca premier, si fece da parte. Una sfida impossibile, visto il vento che tirava verso il centrodestra. Rutelli se la cavò discretamen­te, perse con onore. Comun­que perse.

Nel 2008, un altro sindaco del­la capitale, un altro bacio della morte. Tra l’altro, spingendo Walter Veltroni e la fusione dei Ds e Margherita nel Pd, l’Inge­gnere ha indirettamente accele­rato la fine del governo Prodi. Veltroni poi è rimasto al palo. Renzi tocchi pure ferro, ma con Letta a Palazzo Chigi lo scena­rio è molto simile. Domanda numero uno: dopo quello falli­to da Bersani, si profilano altri ri­gori sbagliati a porta vuota? Do­manda numero due: quand’è che gli editori torneranno a fare gli editori?

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FIlippo Limoncelli