
ROMA – Gianfranco Fini, ex presidente della Camera è stato escluso dalla cerimonia per celebrare i 100 anni dalla nascita di Giorgio Almirante, uno dei fondatori e per molti anni segretario del Movimento Sociale Italiano, Msi.
Gianfranco Fini è stato l’ultimo segretario del Msi, che, sotto la regia di Berlusconi, ha trasformato il partito in Alleanza Nazionale, abbandonando col nome, i riferimenti ufficiali e formali al fascismo.
Poi però è scivolato ai margini del grande gioco politico per queste principali ragioni:
1. avere accompagnato la destra post fascista alla eutanasia nella fusione con Forza Italia e nel nuovo partito Popolo della Libertà;
2. avere sfidato la supremazia di Berlusconi (“Che fai mi cacci”) avvicinandosi in modo pericoloso al Pd per essere poi scaricato con ben validi motivi;
3. essere stato coinvolto nella vicenda di un appartamento a Montecarlo lasciato al partito da una ricca militante e finito nella disponibilità del cognato, con grande indignazione del popolo post fascista; la vicenda non ha avuto rilevanza penale per la Procura della Repubblica di Roma ma ha avuto grande rilevanza negativa davanti al tribunale dei cittadini di ogni fede politica;
4. avere creduto in Mario Monti e essersi alleato con lui nella impresa elettorale di Scelta civica.
La notizia dell’esclusione di Gianfranco Fini è riferita sul Giornale di Berlusconi in un articolo di Massimiliano Scafi, cronaca amara di un tramonto politico:
“Fini ci ha provato fino all’ultimo. Ha aspettato, ha sperato, poi si è fatto coraggio e ha chiamato direttamente Donna Assunta, presidente della Fondazione Almirante.
“Non ho ancora ricevuto l’invito e non capisco perché”.
E lei:
“Te credo che nun l’hai ricevuto. Non te l’ho proprio mandato, ormai non fai più parte della nostra storia”.
Fini non c’è, aggiunge Massimiliano Scafi, ma oltre all’ex presidente della Camera mancava anche quella che ne ha preso il posto, Laura Boldrini, attuale presidentessa della Camera. Qui si apre un altro capitolo nella cronaca della celebrazione, le reazioni degli ex “colonnelli” di Fini, da Giorgia Meloni a Ignazio La Russa, da Gianni Alemanno a Maurizio Gasparri, ai quali non è andata giù l’assenza di Laura Boldrini.
Il posto vuoto della presidentessa della Camera, nota Massimiliano Scafi,
stride parecchio con la lettera di saluto spedita alla fondazione dal capo dello Stato:
“Giorgio Almirante è stata espressione di una generazione di leader di partito che, pur da posizioni ideologiche profondamente diverse, hanno saputo confrontarsi mantenendo reciproco rispetto, a dimostrazione di un superiore senso dello Stato che ancora oggi rappresenta un esempio.
“Egli fu sempre consapevole che solo attraverso il riconoscimento dell’istituzione parlamentare e la concreta partecipazione ai suoi lavori, pur da una posizione di radicale opposizione rispetto ai governi, la forza politica da lui guidata avrebbe potuto trovare una piena legittimazione nel sistema democratico nato dalla Costituzione”.
C’è pure, aggiunge Massimiliano Scafi,
“il riconoscimento del «merito di aver saputo contrastare impulsi e comportamenti antiparlamentari” e di aver
“dimostrato un convinto rispetto per le istituzioni repubblicane”.
E c’è l’apprezzamento, per
“il suo stile oratorio efficace e privo di eccessi anche se spesso aspro nei toni”.
L’omaggio di Napolitano, un onore delle armi rilasciato da uno storico avversario, viene molto ben accolto nella Sala della Regina.Maurizio Gasparri è tranchant: “Boldrini non ha portato il saluto al convegno su Almirante. Non ne era degna. Comunque ha sbagliato”.
Dice Gianni Alemanno:
“La lettera del presidente della Repubblica rappresenta un importantissimo riconoscimento istituzionale e democratico al valore di Almirante, ne prendano atto tutti quanti continuano a demonizzarlo. Ora, dopo le parole del capo dello Stato, diventa difficile non tributagli i giusti onori”.
Come ad esempio una strada a Roma, spiega l’ex sindaco.
Se per Napolitano ci sono applausi e ringraziamenti, lo stesso non si può dire per Laura Boldrini. Il presidente di Montecitorio viene accusata di scarsa ospitalità e di scorrettezza istituzionale e la vicenda viene vissuta come uno schiaffo:
“Non si è presentata e non ha nemmeno sentito il bisogno di mandare uno dei vicepresidenti”.
Giorgia Meloni è inferocita:
“È gravissima l’assenza della presidente che non solo non ha ritenuto di far partecipare almeno un suo vice in rappresentanza dell’assemblea di Montecitorio, ma non si è neanche degnata di inviare un messaggio di saluto. Per fortuna lo ha fatto il presidente della Repubblica, che a differenza della Boldrini sa cosa significhi rappresentare un’istituzione e sa anche chi era Giorgio Almirante”.