
ROMA – “Più classico del “clasico” c’è solo Pizzul”, questo il titolo di “Pugni e Caresse“, la rubrica sul Fatto Quotidiano a firma di Andrea Scanzi:
“DOMENICA di nostalgia, all’insegna del rimpianto per il telecronista perduto. Pioggia di tweet pro-Guido Meda, di cui gli appassionati della MotoGp sentono già la mancanza ora che il Motomondiale è passato da Mediaset a Sky. E non pochi commenti commossi per il ritorno, peraltro l’e n n esimo, di Bruno Pizzul. Lo si è avvistato nel dopopartita di Real Madrid-Barcellona su Fox Sports.
Pizzul, classe 1938, fa sempre lo stesso effetto quando lo si ritrova e riascolta: è come un varco spaziotemporale che restituisce suoni e sapori del tempo che fu. Ormai più madeleine proustiana che giornalista, Pizzul è conscio di incarnare – peraltro al meglio – la nostalgia per un calcio più semplice e meno urlato. Lo si era sentito qualche anno fa per un preliminare di Europa League con l’Inter su La7, ricordabile giusto perché Pizzul seppe trasformare Nagatomo in “Nagamoto”. Lo si è rivisto da Bruno Vespa, per uno dei mille compleanni Rai. Pizzul ha anche improvvisato una radiocronaca strepitosa sulla staffetta Letta-Renzi per Un giorno da pecora su Radio2. Due sere fa dissertava del “clasico” appena concluso.
IL TWEET più frequente era: “Meno Caressa, più Pizzul”. C’era chi rimpiangeva i suoi “Dino Baggio”, che Bruno citava anche quando Dino Baggio neanche giocava. Chi sognava i suoi “sciaborda” e chi rammentava locuzioni lisergiche come “serpeggia il nervo s i s m o”. Pizzul sta ai telecronisti come il vinile all’iPod: forse è superato, ma certo suona molto meglio. Marco Maioli, su Twitter, è arrivato a parafrasare Eric Hobsbawm: “Il Novecento è finito quando Bruno Pizzul ha smesso di fare le telecronache”. Un’esagerazione, o forse solo una verità un po’ colorita.”
