ROMA – “L’ultimo sfregio di Razzi al Parlamento: va all’Isola dei famosi ma non molla il seggio” è il titolo dell’editoriale a firma di Maurizio Belpietro su Libero:
Da quando nelle elezioni del 2006 è stato eletto in Parlamento, Antonio Razzi, attuale senatore di Forza Italia, si era già abbondantemente coperto di ridicolo, sia per il suo repentino abbandono dell’Italia dei valori, partito con cui si era candidato e nelle cui liste era approdato a Montecitorio, sia per le sue bizzarre dichiarazioni a radio e tv. Ora però l’ex emigrato in Svizzera ha deciso di completare l’opera assomigliando sempre più alla caricatura che di lui fa Maurizio Crozza.
È di ieri infatti la notizia che l’onorevole ha deciso di partecipare all’Isola dei famosi, programma trash in onda sul piccolo schermo in cui i Vip sono costretti a sopravvivere al largo delle coste honduregne. Nulla da dire, ovviamente sulla scelta: ognuno è libero di rendersi grottesco nel modo che più desidera. E come detto Razzi lo ha già fatto senza risparmiarsi, sia quando passando da Di Pietro a Berlusconi , annunciò di essere di proprietà del Cavaliere, quasi a significare di essere stato acquistato come un soprammobile, sia quando di ritorno da un viaggio in Corea definì Kim Jong-un, il dittatore che ha dato lo zio in pasto ai suoi cani affamati, «un moderato che sta cercando di portare un po’ di democrazia in quel Paese».
Non contento, l’ex operaio abruzzese già oggetto di un’inchiesta sui fondi raccolti in Abruzzo per l’alluvione di Lucerna, passa da una trasmissione all’altra con il suo colorito italiano, tanto colorito da far apparire Antonio Di Pietro un accademico della Crusca. E però stavolta il senatore Razzi si è superato. Intervistato da David Parenzo per il Corriere.it sul suo prossimo approdo nel mondo dello spettacolo, il senatore ha tenuto a precisare che non mollerà lo scranno parlamentare, aggiungendo che a Palazzo Madama lo stipendio è sicuro, mentre par di capire nel programma in onda su Mediaset no. All’isola si rischia di essere espulsi, al Senato almeno finché esiste non c’è pericolo di essere rispediti a casa. Ripetiamo: chiunque è libero di fare quello che gli pare, dunque anche un politico. Razzi non è il primo onorevole a sbarcare sull’Isola di Cayos Cochinos in cui si registra lo spettacolo. Prima di lui arrivò Vladimir Luxuria, già parlamentare di Rifondazione comunista, e insieme a lui probabilmente farà il suo debutto anche Italo Bocchino, ex luogotenente di Gianfranco Fini nella sciagurata operazione di Futuro e Libertà.
Ma a differenza di Luxuria e di Bocchino, Razzi non è fuori dal parlamento e non deve guadagnarsi da vivere. Luxuria e Bocchino probabilmente dopo essere stati sui banchi di Montecitorio hanno dovuto reinventarsi un mestiere e per guadagnare uno stipendio hanno trovato comodo andarlo a cercare sotto i riflettori, anche perché dopo essere stati defenestrati dall’incarico immaginiamo siano caduti vittime della depressione da astinenza tv. Razzi invece uno stipendio ce l’ha e anche lauto visto quello che gli passa Palazzo Madama ogni mese. Lo stipendio di solito si concede in cambio di una prestazione e anche se molti esponenti politici in Parlamento non si fanno notare per i loro disegni di legge ma piuttosto per le loro assenze, in genere ci si aspetta che deputati e senatori siano impegnati in attività di governo o, quantomeno, a coltivare il collegio elettorale, non a soddisfare il proprio ego in tv o il proprio conto in banca. Si dice spesso che rappresentare gli elettori debba essere considerato un servizio che si svolge nei confronti della collettività e aggiungiamo noi che lo si dovrebbe svolgere gratuitamente o al massimo ricevendo lo stesso compenso che si aveva prima di essere eletti. Ma nel caso dell’onorevole Razzi siamo oltre ogni buona regola e perfino oltre ogni limite di decenza. Razzi si fa vanto della conservazione del posto a Palazzo Madama.
Vuole partire per l’Isola dei famosi, ma non si dimette per continuare a incassare l’indennità da senatore. Un esempio che in periodi in cui si discute se abolire l’articolo 18 e come colpire gli impiegati che si assentano dal lavoro per farsi i fatti loro rischia di apparire una beffa. L’onorevole strappato all’anonimato da Antonio Di Pietro e spedito al Senato da Berlusconi è già ora uno dei personaggi i più strampalati che si siano mai affacciati sulla scena politica. Di questo passo rischia però di divenire anche uno dei più detestati.