Banche, utili in crescita nel 2013

Banche, utili in crescita nel 2013

ROMA – Nel 2013, gli utili delle banche sono in crescita. Lo spiega Maximilian Cellino sul Sole 24 ore:

“Le banche italiane non perdono la capacità di fare utili, anche in un periodo di prolungata recessione: lo dimostrano i bilanci trimestrali appena diffusi dai principali istituti di credito. Quella dei profitti resta però soltanto una faccia della medaglia, la migliore, per un settore finanziario che nel nostro Paese, come altrove in Europa, fatica a riportarsi sui livelli d’oro di 5 anni fa. Le sofferenze in aumento, anche se a un passo meno spedito rispetto a qualche mese fa, e gli impieghi in calo fanno sì che il costo del credito continui a crescere, mentre la riduzione dei costi non è sufficiente a riportare la redditività sui livelli di un tempo”.
“Le note liete non si possono tuttavia ignorare: se si escludono i casi critici di Mps e Carige, nei primi 9 mesi dell’anno le maggiori banche italiane hanno portato a casa utili per circa 2 miliardi di euro, più di quanto non fossero riuscite a realizzare nell’intero 2012 (1,2 miliardi). In Italia si è stati in grado di bilanciare il calo dei margini di interesse (dovuto alla flessione dei tassi di mercato e a quella dei volumi) con il controllo dei costi (le spese per il personale e quelle amministrative sono scese in media del 4,6%) e con l’aumento delle commissioni, segno quest’ultimo che la capacità di collocamento delle reti bancarie resta elevata”.
“Non è detto però che un risultato netto simile possa essere confermato anche sull’intero 2013: «Molto dipenderà dagli accantonamenti e dalle svalutazioni negli ultimi 3 mesi, siamo tutti in attesa dell’esito delle ispezioni in corso della Banca d’Italia per capire se nei bilanci di chiusura anno ritroveremo un livello di accantonamenti straordinari elevato come nel 2012», osserva Gabriele Benedetto, Principal di Value Partners, società di consulenza strategiche che per Il Sole 24 Ore ha analizzato i bilanci delle 8 maggiori banche italiane (circa due terzi dell’intero sistema). Lo scorso anno, del resto, il monte utili che a settembre superava i 3,3 miliardi (sempre escludendo Mps e Carige) si è poi ridotto di oltre il 60% proprio per le voci straordinarie”.
“I problemi, invece, sono quelli ben noti da tempo: nei primi 9 mesi dell’anno gli impieghi in Italia delle prime 8 banche sono diminuiti di quasi 60 miliardi di euro, contro i 20 miliardi di tutto il 2012. Il «credit crunch» sta insomma tutto racchiuso in queste cifre, anche se per la verità non tutta la responsabilità del drastico calo dei finanziamenti concessi sta tutta in capo agli istituti di credito. «Per la prima volta da mesi – sottolinea infatti Benedetto – credo si sia veramente di fronte ad una debole domanda di credito da parte di imprese e famiglie. Tutte le reti bancarie non sono riuscite a trovare un’adeguata domanda pur avendo lanciato campagne aggressive per far risalire gli impieghi, cosa di cui hanno molto bisogno anche per diluire la percentuale di credito deteriorato che per alcune supera anche la soglia psicologica del 20%»”.
“Qualunque sia la ragione del calo dei volumi, il tema per le banche resta sempre come tornare a una redditività adeguata per gli azionisti e a un’attività creditizia che al tempo stesso supporti l’economia reale. Su questo versante, però, le speranze non sono poi al momento tante: «Le banche devono imparare a convivere con margini inferiori rispetto ai livelli del 2007. Di conseguenza dovranno a breve riadeguare i propri canali distributivi alla nuova epoca aumentando investimenti tecnologici», ammette Benedetto. Qualcosa sotto questo aspetto si è visto, ma siamo soltanto ai primi passi e il ritorno alla redditività di un tempo rischia di essere ancora un percorso lungo”.
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Lorenzo Briotti