SAN LAZZARO DI SAVENA, BOLOGNA – C’è una sindaca del Pd, Isabella Conti, che blocca un maxi appalto da 300 milioni di euro per la costruzioni di una “new town” a Idice, frazione di San Lazzaro di Savena. Nonostante le forti pressioni dei costruttori, tra i quali non possono mancare le cooperative “rosse”. E qualcuno arriva a chiedersi se “la Conti vuole finire sotto una macchina”. Minacce e pressioni che hanno fatto partire le indagini.
Fra gli indagati “per minaccia a un corpo amministrativo dello Stato”, politici area Pd e dirigenti di coop, c’è il sindaco di Castenaso, Stefano Sermenghi. Si dà il caso che nella giunta di Sermenghi ci sia la sorella del premier, Benedetta Renzi. La quale, in questa vicenda che vede la povera Isabella Conti sola contro tutti i “poteri forti” della zona, difende a spada tratta il suo sindaco indagato, secondo quanto scrive David Marceddu sul Fatto Quotidiano:
Lei continua a negarsi: “Di questa storia non voglio parlare”. Eppure Isabella Conti, sindaco 32enne di San Lazzaro di Savena, alle porte di Bologna, ha messo in subbuglio il mondo politico ed economico emiliano. Da neo sindaco Pd, dieci mesi fa aveva denunciato ai carabinieri un clima di pressioni su di lei e sui consiglieri della sua maggioranza: il tutto dopo che tra i primi atti aveva bloccato la costruzione di 582 nuovi appartamenti a Idice, nel suo Comune, in un’area tra le più pregiate del Bolognese, facendo insorgere i costruttori, tra i quali c’erano coop rosse.
INDAGA la Procura che ha già sentito la funzionaria che aveva riferito al sindaco una frase di Germano Camellini, revisore dei conti del Comune stesso e in passato collaboratore di alcune coop e dei Ds: “La Conti vuole finire sotto una macchina?”. La donna ha confermato. Camellini si è sempre difeso: “Forse la dirigente ha equivocato una mia battuta. Ammesso che l’abbia detto, probabilmente mi riferivo a possibili guai per il Comune. Finire sotto una macchina in quel senso, nel senso di avere dei danni”.
Ora Camellini è indagato con altre quattro persone per minaccia a un corpo amministrativo dello Stato, che sarebbe il Comune di San Lazzaro. L’ipotesi di reato avanzata dal procuratore aggiunto Valter Giovannini e dalla pm Rossella Poggioli riguarda anche Simone Gamberini, direttore di Legacoop Bologna ed ex sindaco Pd della vicina Casalecchio di Reno, Aldo Bacchiocchi che fu sindaco Ds di San Lazzaro dal 1995 al 2004, Stefano Sermenghi attuale primo cittadino di Castenaso (sempre nel Bolognese) e Massimo Venturoli della Palazzi srl.
A costruire la new town voluta dieci anni fa da una giunta Ds sarebbe dovuta essere una cordata comprendente la Palazzi, il colosso rosso Coop Costruzioni e la Astrale Srl. Appigliandosi a un ritardo nel pagamento delle fideiussioni, Conti annunciò che la discussa “colata di cemento” di Idice non si sarebbe fatta.
Apriti cielo: 300 milioni di euro di affari in fumo. L’amministratrice comincia a ricevere sms, uomini del mondo cooperativo e del Pd l’avvicinano chiedendole di non mettere i bastoni tra le ruote. Niente da fare: consigliata dal suo avvocato, Luca Moser, prende coraggio e racconta tutto.
NEL DICEMBRE 2014 la sua giunta ha già deciso per il no alla “colata”, ma manca il passaggio in consiglio comunale: il timore è che molti consiglieri, sotto pressione, votino contro, cioè per le coop. C’è chi li avvicina, chi paventa guai e strascichi legali. Nulla da fare: a febbraio la delibera passa e le aziende fanno un ricorso milionario (ancora pendente) al Tar. E Conti diventa famosa ad aprile perché restituisce il contributo di duemila euro avuto da Cpl Concordia, la coop modenese i cui dirigenti sono nei guai in Campania per i rapporti con i Casalesi.
Ora gli indagati negano pressioni e minacce. Comunque vada, il Pd ne uscirà male. Non a caso Matteo Renzi a gennaio aveva voluto conoscere la giovane amministratrice. Ma la vicenda riguarda indirettamente Renzi anche per un altro motivo. Sermenghi, il sindaco di Castenaso indagato, ha tra i suoi assessori la sorella di Matteo Renzi.
E proprio Benedetta Renzi ieri sul Corriere della Sera ha difeso il suo sindaco, spiegando che la vicenda di Idice poteva finire “a tarallucci e vino” se non fossero intervenuti “don Ciotti e Renzi”, cioè suo fratello. Tra un messaggio e l’altro (“Conti era con Bersani”) diceva di non essere certa che fosse stato Matteo a chiamare Conti per solidarietà. Un tweet del fratello premier (“Ho chiamato Isabella…”) la smentisce.