Il Corriere della Sera: “Grillo: la colpa è degli italiani.” Una domanda di governo. Editoriale di Antonio Polito:
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“Dire che il voto di domenica abbia premiato il governo è certamente esagerato, soprattutto con queste percentuali di astensione. Ma di sicuro ha premiato il governare. Si è diretto cioè verso forze politiche disposte ad assumersi la responsabilità del fare, dell’amministrare la cosa pubblica. Tra queste non c’è il Movimento 5 Stelle. In democrazia anche il voto di protesta contiene sempre una richiesta di governo, seppure di un governo diverso. In assenza di risposte, la protesta ritorna nel non voto. È quello che, più o meno, ha fatto la metà degli elettori di Grillo. Il Movimento è così rientrato in limiti elettorali più fisiologici. L’anomalia non è ciò che è accaduto domenica, ma ciò che era successo alle elezioni politiche. I miracoli non si ripetono. E la reazione del leader, che rispolvera la sciocchezza antropologica di una Italia «migliore» che sta con lui e di una «peggiore», composta da più di venti milioni di pensionati e impiegati pubblici, che lo osteggia per interesse, rende anche più difficile che si ripetano.
La notizia della morte del bipolarismo destra-sinistra era dunque lievemente esagerata. Né sembra imminente la sua trasformazione, auspicata da Grillo, in una sfida tra lui e Berlusconi. Perché il Pd resiste. Pur nella crisi, dimostra di essere fatto di un materiale che è facile da piegare ma difficile da spezzare: il radicamento territoriale, ereditato dal Pci e dalla Dc, e una rete di amministratori locali credibili o esperti. Una cosa sono i trecento dirigenti che ne combinano di tutti i colori a Roma. Un’altra i tre milioni di elettori che corrono alle urne qualsiasi cosa accada a Roma, lo zoccolo duro del partito. Questo spiega perché meno gente vota e meglio va il Pd: dispone degli elettori più militanti, fino al limite del masochismo, e degli eletti più attendibili. E spiega anche perché se tornassero i collegi uninominali ai «grillini» non basterebbe più Grillo per prendere voti.”
Così l’astensione ha travolto i 5 Stelle. Abbandonati da quasi sei elettori su dieci. Articolo di Renato Mannheimer:
“Il declino del M5S costituisce uno dei segnali più significativi emersi da queste elezioni. Come si sa, alle ultime politiche, l’ex comico genovese ebbe un successo assai ampio, tale da fargli conquistare circa un quarto dell’elettorato. Le molteplici analisi (si veda in particolare il saggio di Roberto Biorcio e Paolo Natale, «Politica a 5 Stelle», Feltrinelli, 2013) effettuate sul voto grillino hanno mostrato come l’M5S abbia raccolto diversi tipi di elettorato, tutti caratterizzati però, seppure per motivazioni diverse, dalla disaffezione e dalla protesta verso il mondo della politica e i suoi protagonisti.
In queste amministrative l’M5S è andato incontro ad una vera e propria débâcle. Considerando i 16 capoluoghi di provincia in cui si è votato, l’M5S è passato dal 26,3% all’11%, con un calo di ben il 15,3%. In questo modo, Grillo ha perso ben il 58,2% dei voti che aveva raccolto solo tre mesi fa. Il decremento si è manifestato con maggiore intensità al Sud e in Sardegna, ove Grillo ha perso quasi il 23%. Nelle altre zone del Paese, il calo è stato di dimensioni un po’ inferiori, ma altrettanto significativo: 12,4% al Nord Ovest, 16% al Nord Est e 14,8% al Centro. Di maggiore entità sono le perdite avvenute a Viterbo (-25,6%), Imperia (-25,1%) e Barletta (-22,7%). Ma anche nella stessa Roma, il comune maggiore in cui si è votato, l’M5S ha perduto il 14,5%.”
E ora sono i partiti a guardare l’M5S come possibile preda. La nota politica di Massimo Franco:
“È probabile che la soddisfazione di alcuni partiti per il tracollo del Movimento 5 Stelle sia prematura. I sintomi che hanno gonfiato nel febbraio scorso i consensi di Beppe Grillo sono in gran parte ancora presenti. Il modo in cui i vertici grillini stanno reagendo alla sconfitta subìta alle elezioni comunali di domenica e lunedì, però, fa capire anche che la sberla è stata dolorosa; e non ancora riassorbita. Il colpo non è solo numerico, ma psicologico. E in politica le sensazioni contano quasi quanto i numeri. È un fatto che fino a qualche giorno fa Grillo teorizzava le prossime elezioni come una sfida fra sé e Silvio Berlusconi, col Pd spazzato via dal panorama.
Di colpo, la sensazione è opposta. Il M5S che osservava la sinistra come un serbatoio potenziale di voti, quasi una preda ferita a morte, è sulla difensiva. L’insistenza interessata del Pd sui «punti in comune» che esisterebbero fra il partito di Guglielmo Epifani e la formazione dell’ex comico dice proprio questo: è il Pd, ora, a sperare di recuperare consensi a spese del M5S, a cominciare dai prossimi ballottaggi. Ignazio Marino, il candidato della sinistra per il Campidoglio con buone possibilità di vittoria, ieri si è presentato con lo slogan: «Noi faremo tornare di moda a Roma l’onestà e la trasparenza». Una frase a effetto mutuata dalla campagna del M5S. L’analisi dei risultati conferma un movimento in affanno quando deve analizzare una situazione negativa.”
La prima pagina de La Repubblica: “Grillo sconfitto: colpa degli italiani.”
La Stampa: “L’Europa dà i compiti all’Italia.” Centrodestra, un futuro oltre Berlusconi. Editoriale di Luigi La Spina:
“Ancora una volta è apparsa evidente la diversità tra le elezioni amministrative e quelle per le politiche. Una caratteristica costante in Italia, ma che pure i differenti sistemi di voto in uso nelle due consultazioni hanno accentuato.”
“Prima che sia tardi.” Il Buongiorno di Massimo Gramellini:
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“Sperano di redimere il bruto e si smarriscono dentro spirali psicologiche che contemplano di tutto, dal masochismo all’istinto protettivo, all’orgoglio di chi non accetta di essersi sbagliata. Esaurite le parole, a scuotere le coscienze obnubilate rimangono i gesti. Il padre della ragazza di Nettuno ha denunciato il picchiatore contro la volontà della figlia. E l’avvocata della ragazza di Caserta ha rinunciato al mandato: si è rifiutata di continuare a difenderla. Azioni forti, provocatorie. Luci accese nei crepacci di certi amori sbagliati, affinché qualcuno li veda e si fermi, prima che sia tardi..”
Mosca risponde alla Ue “Ecco i missili per Assad”. Dal corrispondente Marco Zatterin:
“È una non-decisione che può costare cara. Lunedì notte l’Ue ha fallito l’intesa sul rinnovo dell’embargo – in scadenza l’1 giugno – per le forniture di armi alla Siria e, in pratica, ha stabilito che dal primo agosto chi vorrà potrà approvvigionare gli arsenali degli oppositori del regime di Assad. Soddisfatti inglesi e francesi che, con toni differenti, auspicavano la revoca. Delusi, se non furiosi, gli altri, ora preoccupati per le conseguenze del disaccordo sul tavolo negoziale che Usa e Russia stanno cercando di convocare a Ginevra. Mosca ha già detto che la mossa «può danneggiare direttamente» il processo di rappacificazione, mentre Israele promette reazioni se Putin fornirà missili a Damasco. Il quadro, se possibile, s’è fatto ancora più fosco.”
Il Fatto Quotidiano: “I Letta, Alfano, De Bortoli. Le trame di Bisignani.” Veni, vidi, inciuci. Editoriale di Marco Travaglio:
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“Chi ha visto i tg e i talk di lunedì e ha letto i giornali di ieri s’è fatto l’idea che gli italiani, improvvisamente impazziti tre mesi fa quando andarono in massa a votare Grillo, siano prontamente rinsaviti precipitandosi a premiare il Pd e le sue larghe intese col Pdl. A parte una quota crescente di elettori che, in preda a una non meglio precisata “disaffezione” o “distacco” dalla politica, è rimasta a casa. Corriere: “Vince l’astensione, perde Grillo, sale il Pd”. Repubblica: “La rivincita del Pd, crolla Grillo”. La Stampa: “Fuga dal voto, flop dei grillini, il Pd risale”. L ’ Unità: “Avanti centrosinistra”, “La spinta per ripartire”. Libero: “La tenuta del Pd allunga la vita al governo Letta”. Poi uno legge i numeri e scopre che non ha perso solo Grillo. Han perso tutti. Chi molto, chi moltissimo. Prendiamo Roma. Alle ultime comunali del 2008, quando Alemanno batté Rutelli al ballottaggio, il Pd prese 520. 723 voti (34, 04 %) e il Pdl 559. 559 (36, 57 %). L’altroieri il Pd s’è fermato a 267. 605 (26, 26 %) e il Pdl a 195. 749 (19. 21 %). Cioè: il Pd ha perso 295. 160 voti (-43 %) e il Pdl 457. 935 (-65 %). Ma, si dirà, era un altro mondo: i neonati 5 Stelle si fermarono al 2 %. Bene. Allora vediamo le politiche di febbraio 2013. A Roma il Pd raccolse 458. 637 voti (28, 66 %) e il Pdl 299. 568 (18, 72 %). Cioè: in tre mesi il Pd ha perso per strada 191. 032 voti (-41 %) e il Pdl 103. 819 (-34 %).”
Il Giornale: “Parla l’uomo dei misteri.” Contano le parole, ma anche i silenzi. Editoriale di Marcello Zacché:
“Che cos’è il potere? Se il libro intervista di Paolo Madron con Luigi Bisignani, da domani nelle librerie per i tipi di Chiarelettere, fornisse una riposta a questa domanda varrebbe senz’altro più dei 13 euro del prezzo di copertina. Ma non è e non poteva essere così. Il misterioso Bisignani, «l’uomo più potente d’Italia» secondo la definizione di Silvio Berlusconi, più semplicemente racconta la «sua» verità su tante vicende e protagonisti degli ultimi 40 anni di storia d’Italia. Un pezzo di verità. La «Versione di Bisi».
Nelle oltre 260 pagine dell’intervista,dopo essersi definito «un battitore libero senza padroni né padrini» Bisignani narra aneddoti, svela retroscena, smaschera intrighi, rivela collegamenti che hanno attraversato l’Italia dal 1970 a Papa Bergoglio. L’idea è quella di parlare del potere, per l’appunto, attraverso tutte le sue declinazioni:dalla politica all’economia; dalla finanza al Vaticano; dai servizi alla magistratura; dall’informazione all’esercito. Ma alla fine pare difficile trarne una chiave di lettura con un capo e una coda, mentre quello che resta più impresso sono gli aneddoti, i flash, la forza e le debolezze delle persone descritte e, a volte, anche giudicate.”