Il Corriere della Sera: “La burocrazia frena l’Italia”. Gli stipendi e il mercato. Editoriale di Michele Ainis:
Il nostro premier ha bisogno dโun ombrello. In questi giorni gli stanno piovendo sulla testa scomuniche e anatemi, รจ a rischio di bernoccolo. Mittenti: manager pubblici, vertici militari, alti magistrati, authority . La crema dello Stato, cui il decreto Irpef ha ridotto gli stipendi: adesso il tetto รจ 240 mila euro, pari allโindennitร del presidente della Repubblica. E vale per tutti, senza eccezioni. Ma lโeccezione รจ quel decreto: lโunico precedente risale a Mussolini, che nel maggio 1927 tagliรฒ del 10% le retribuzioni dei dipendenti pubblici. Tuttavia quella volta ci andarono di mezzo i soldatini, stavolta i generali.ย
Dโaltronde, in tempi di vacche magre, nessuno accetta il pascolo dโalcune vacche grasse. E semmai resta da chiedersi come sia potuto accadere, quale demone sindacale abbia permesso (per esempio) che il capo di Stato maggiore dellโAeronautica percepisse 460 mila euro, dieci volte rispetto al ministro della Difesa (che รจ il suo diretto superiore), il doppio rispetto al capo dello Stato (che ha il comando delle Forze armate). Avevamo perso la misura, insieme alla decenza. Viceversa nel 1985 Sandro Pertini rifiutรฒ un aumento di 100 milioni, stabilito dal governo Craxi. Altri tempi, altre tempre.ย
Il mito della rimonta per sconfiggere lโombra del declino. La nota politica di Massimo Franco:
Lโobiettivo, non proprio scontato, รจ la rimonta: quella che dovrebbe portare FI oltre il venti per cento e scongiurare lโumiliazione di diventare il terzo partito italiano, almeno alle elezioni europee. Ma per ottenerlo, si ha lโimpressione che Silvio Berlusconi proceda a tentoni. Sparacchiando sul capo dello Stato, Giorgio Napolitano, al quale, rivela, chiese la grazia senza ottenerla. Attaccando il premier Matteo Renzi, e insieme dichiarando che potrebbe stare tranquillamente dentro Forza Italia, perchรฉ non ha radici comuniste. Facendo gaffe contro i tedeschi sullo sterminio degli ebrei, e poi gridando alla strumentalizzazione.ย
Insomma, il suo inizio di campagna elettorale ha toni e contenuti aggressivi quanto caotici. ร come se lโex premier stesse cercando la chiave giusta per riportare alle urne un mondo deluso dalle convulsioni e dagli errori di quello che fino a pochi anni fa era il referente dei moderati; e che, Berlusconi teme, adesso potrebbe essere risucchiato o dallโastensione, o dalle parole dโordine anti-sistema di Beppe Grillo, o addirittura dalle promesse del Pd renziano. Comunque la si metta, per Forza Italia sarebbe un incubo.
La prima pagina de La Repubblica: “Berlusconi show attacco a Napolitano: doveva graziarmi”.
La Stampa: “Merkel contro Berlusconi”.
Il Fatto Quotidiano: “Berlusconi, a lui la grazia l’ha fatta il cardinale Scola”.
Leggi anche:ย Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano: โRenzรฉmoloโ
Il Giornale: “Napolitano e Renzi. Le veritร di Berlusconi”. Il lusso dei troppi brindisi. Editoriale di Nicola Porro:
Un Paese in crisi non puรฒ permettersi troppi brindisi. Piรน che euforico rischia di cadere a terra ubriaco. Nel mese di aprile abbiamo lavoraยญto a scartamento ridotto. I giorยญni soยญn trascorsi con quellโarietยญta sospesa di chi aspetta la festa.ย Lโaltra settimana era Venerdรฌ di Pasqua. Non propriamente un giorno di festa, ma insomยญma, tutti lรฌ a prepararsi. Venerยญdรฌ questo abbiamo celebrato con la solita tonnellata di retoriยญca il 25 Aprile. E va bene cosรฌ: guai a toccare la Resistenza. Il prossimo giovedรฌ la sacrosanta festa dei lavoratori. E ci manยญcherebbe, viste le fatiche di apriยญle. Tre fine settimana perfetti per fare il ponte: che in effetti รจ stato fatto. Le cose serie da gioยญvedรฌ 17 aprile, vigilia del Venerยญdรฌ santo, al 5 maggio, il primo luยญnedรฌ dopo la festa dei lavoratoยญri, sono state sospese in un limยญbo. Alcolico. Certo il discorso non vale per tutti e soprattutto in pochi sono riusciti a fare lโen plein, il filotto delle tre settimaยญne. Ma se riflettiamo, รจ ancora peggio. Come quegli scioperi di un tempo, che si chiamavaยญno a scacchiera, si toglie un tasยญsello per fermare il tutto. Lโavvoยญcato puรฒ lavorare, ma il giudice cโรจ? Il cancelliere puรฒ esserci, ma il praticante รจ in ufficio? E cosรฌ via, paralizzando di fatto il processo produttivo. Che non a caso si chiama processo, perยญchรฉย รจ fatto di diverse compoยญnenti: ne salta una e il prodotto non arriva.
Lโistituto centrale di statistiยญca quando pubblica i suoi nuยญmeretti su disoccupazione o produzione industriale in un determinato lasso di tempo, li ยซdestagionalizzaยป: e cioรจ calcoยญlaยญil numero esatto dei giorni laยญvorativiย per fare i paragoni corยญretti con altri periodi dellโanno.









