Il Corriere della Sera: “Berlusconi non affonda il governo.” Farsi del male isolati da tutti. Editoriale di Sergio Romano:
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“Nel Pdl molti sembrano pensare che il nostro maggiore problema sia Berlusconi e la sua sorte. Coloro che vogliono riscattarlo dall’«infamia» di una sentenza «ingiusta» chiamano i seguaci a scendere in piazza anche in una domenica d’agosto e fronteggiano quelli che vogliono trasformare il verdetto della Corte di cassazione nella sua definitiva eliminazione dalla politica nazionale. Le intenzioni sono opposte, ma entrambi i campi si comportano come se l’Italia non avesse altri problemi, come se questa fosse una questione di famiglia e i due fronti avessero il diritto di risolverla fra le quattro mura della loro casa comune senza preoccuparsi del giudizio di quanti ci guardano dall’esterno e attendono di sapere con chi avranno a che fare nei prossimi mesi. Accecati dallo spirito di parte, i paladini del riscatto e quelli della punizione hanno dimenticato che l’Italia è un problema europeo e che il suo futuro dipende in larga misura dal modo in cui gli altri giudicheranno la tenuta del Paese e la sua credibilità.
Questo accecamento era già percepibile negli ultimi mesi del governo Monti ed è nuovamente evidente da qualche settimana nel giudizio di una parte dell’opinione pubblica sul governo Letta. Le critiche sono comprensibili e spesso giustificate, ma non sembrano tenere alcun conto del modo in cui Monti e Letta sono riusciti a correggere l’immagine dell’Italia, a renderla un interlocutore credibile e necessario. Della riforma Fornero ricordiamo soltanto il problema degli esodati, ma un articolo di Enrico Marro sul Corriere del 28 luglio ci ha segnalato che la diminuzione dei pensionamenti è già significativa e potrebbe risparmiare all’erario 80 miliardi nel corso di un decennio.”
Le pasionarie azzurre e l’ipotesi Marina: è lei la nostra Renzi. Articolo di Maria Antonietta Calabrò:
“Marina Berlusconi regina delle Amazzoni. Dalla «pitonessa» Daniela Santanchè a Lara Comi, a Michaela Biancofiore l’idea del Cavaliere di fare della sua primogenita la sua erede anche politica trova, innanzitutto, il consenso delle fedelissime azzurre.
Nel più ineguale dei Paesi europei dal punto di vista delle opportunità di genere, «il sergente d’acciaio», come l’Huffington Post ha definito la presidente di Fininvest e Mondadori costituirebbe, infatti, un’autentica novità. «Può essere un’icona femminista, un Berlusconi» si è chiesto il prestigioso Foreign Policy , pochi giorni fa? Ebbene, la risposta è sì: almeno per le pasionarie azzurre, questo è sicuramente auspicabile. Lara Comi ha detto: «Sarebbe un’ottima prospettiva». E Laura Ravetto: «È Marina, l’erede di Berlusconi». La Santanchè unisce a quella politica una forte simpatia da imprenditrice. L’altro ieri — dopo che Marina ha partecipato a palazzo Grazioli alla riunione con tutti i big del partito — Santanchè ha dichiarato: «Sarei contenta se per questo giro ci fosse ancora il presidente Berlusconi, ma Marina mi va benissimo. Non solo perché è donna e questo Paese ha bisogno di più donne, perché hanno il coraggio di parlare come mangiano, e poi sarei entusiasta di una donna con le capacità di Marina».
Se diventasse capo del Pdl o della nuova Forza Italia, Marina sarebbe la prima donna leader di un partito in Italia, eccezion fatta per la però assai breve parentesi di Emma Bonino al Partito Radicale. E sarebbe anche il leader di partito più giovane.”
Un supervertice governo-Bankitalia. Scrive Mario Sensini:
“L’incontro che si terrà oggi era nell’agenda del Presidente del Consiglio da tempo ed è stato confermato. Servirà a fare il punto della situazione dell’economia e della finanza pubblica con il ministro Fabrizio Saccomanni, ed il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, e forse anche a condividere qualche buona notizia, i primi segnali della ripresa. Anche se agli ultimi sviluppi politici gettano ombre sinistre sui programmi economici più immediati dell’esecutivo. A cominciare dalla soluzione del nodo Imu, e a seguire, subito dopo, dell’Iva.
Il tempo stringe e soprattutto sulla riforma della tassa sugli immobili, il partito di Silvio Berlusconi è su posizioni politiche lontanissime rispetto a quelle del Pd e di Scelta Civica. La conferma arriva dagli incontri bilaterali che si stanno svolgendo questi giorni tra i partiti della maggioranza ed i tecnici del Tesoro. Con il centrodestra deciso ad abolire la tassa su tutte le prime case, e gli altri due partiti della coalizione propensi a mantenerla per i ceti abbienti, alleggerirla per gli altri ed eliminarla solo per i più poveri e le famiglie numerose.
Fatto sta che già prima ancora che il quadro politico degenerasse con la condanna di Berlusconi, nel centrodestra serpeggiava un fortissimo malumore per la piega presa dalla riforma dell’Imu. Che a questo punto rischia di diventare il test decisivo, il banco di prova per la tenuta della coalizione che sostiene il governo. Una decisione sulla tassa va presa, al più tardi, entro la terza settimana d’agosto. Il decreto con il quale è stato rinviato il pagamento della prima rata sulle abitazioni principali prevedeva la riforma della tassazione immobiliare entro il 31 agosto, pena il ripristino dell’Imu originaria, prima rata compresa, ovviamente. Naturalmente serve un decreto. E prima servirà un vertice politico di maggioranza, con i leader dei partiti.”
«La minaccia più seria dall’11 settembre.» Dall’inviato Lorenzo Cremonesi:
“L’edificio-fortino vuoto e chiuso. Blindati di fronte alle porte di accesso serrate. Ordine perentorio di restare lontani dalle barriere di cemento nelle strade tutto attorno. Diplomatici e personale statunitensi in molti casi spostati in rifugi segreti e posti sotto protezione eccezionale. L’immagine ieri dell’ambasciata americana nel centro del Cairo, solo poche centinaia di metri da piazza Tahrir, rispecchia quelle delle 22 sedi diplomatiche Usa in Medio Oriente, Nord Africa e sino a Kabul e nel Bangladesh, chiuse in risposta all’allarme terrorismo lanciato da Washington e al montare delle prove fornite dall’intelligence per cui Al Qaeda sarebbe in procinto di lanciare un «gravissimo attentato». Ieri sera l’emittente televisiva Abc citava alcune dichiarazioni di militanti qaedisti intercettati sulla Rete per cui ci sarà «un grosso attacco dal grande significato strategico». Il Dipartimento di Stato ha infine deciso di prolungare la chiusura di 19 sedi diplomatiche «a rischio» in Medio Oriente fino a sabato 10 agosto.
A detta di Saxby Chambliss, senior tra i repubblicani nella Commissione Intelligence del Senato, le conversazioni captate tra gli alti ranghi «del terrorismo qaedista relative alla preparazione degli attentati ricordano quelle che precedettero gli attacchi dell’11 settembre 2001». Anche il repubblicano Peter King, capo della sottocommissione della Sicurezza Nazionale su Controterrorismo e Intelligence, specifica che la segnalazione include date ma non località. «La minaccia è specifica su quanto enorme sarà l’attacco e sono state fornite alcune date precise», dice. Il flop nella sicurezza che l’11 settembre dell’anno scorso portò alla morte dell’ambasciatore Usa Chris Stevens assieme a quattro collaboratori nell’attacco contro il consolato di Bengasi vale da monito: l’amministrazione Obama non è pronta a correre alcun rischio.”
La prima pagina de La Repubblica: “Berlusconi: Il governo vada avanti.”
La Stampa: “Resto, il governo vada avanti.” Pd-Pdl, il cammino è in salita. Editoriale di Elisabetta Gualmini:
“Non c’è nulla di cui stupirsi nella manifestazione di ieri del Popolo della Libertà. Il partito si è stretto intorno al leader azzoppato, sulla via dell’esilio, e ha celebrato insieme a lui una liturgia che contiene tutti gli elementi del mito fondativo. Gli slogan, le bandiere, le grida «Silvio Silvio», l’inno nazionale, molto azzurro mescolato al tricolore.”
Il popolo dei 50 pullman, pranzo e gita pagati, e molti aficionados veri. Scrive Grazia Longo:
“I primi a rendersi conto che non arriveranno mai 500 pullman – e neppure 50 – sono i fedelissimi. Quelli che alle 16.30 sono già sotto al palco e a un solleone a prova di collasso. Pino Vento arriva da un paese del Varesotto e sentenzia: «La colpa è dei nostri, che fanno un gran parlare e poi non mollano la vacanza per venire a sostenere Silvio». Mariella di Como gli fa eco: «Mica come i comunisti che avrebbero portato pure i malati in barella». Parole di amore vero, anche se più tardi giungeranno anche alcuni sostenitori «prezzolati», pagati ad esempio con giornate di permesso sul posto di lavoro – oltre che omaggiati come tutti quanti del pullman e del pranzo panino-acqua minerale – e che invece di pendere dalle labbra di un commosso Berlusconi, si avviano verso un giro turistico a Fontana di Trevi.”
Così America ed Europa dicono addio alle fabbriche. L’approfondimento di Enrico Moretti:
“In trent’anni si è trasformata da piccolo villaggio di pescatori a immane metropoli di oltre 15 milioni di persone. Shenzhen ha visto crescere la propria popolazione di 300 volte; e in questo processo è diventata una delle capitali dell’industria manifatturiera del pianeta. Il suo destino fu deciso nel 1979, quando le autorità cinesi si risolsero a farne la prima «Zona Economica Speciale» del Paese. In breve tempo le aree di questo tipo cominciarono a calamitare investimenti esteri. Il flusso degli investimenti fece sorgere migliaia di nuove fabbriche che producono una parte sempre crescente dei beni di consumo dei paesi ricchi. Una porzione consistente dell’industria manifatturiera americana si è trasferita in quelle fabbriche. Mentre Detroit e Cleveland perdevano posti di lavoro e si avviavano al declino, Shenzhen prendeva quota. Oggi è disseminata di grandi stabilimenti produttivi.”
Il Giornale: “La piazza libera Berlusconi.” Editoriale di Alessandro Sallusti:
“Possono fare di tutto ma non arrestare la libertà, e ieri sotto casa di Berlusconi a Roma ne abbiamo avuto conferma. Decine di migliaia di persone hanno rinunciato a qualche ora di vacanza e si sono sobbarcate ore di viaggio per fare sentire la loro voce. A Berlusconi, ma anche ai magistrati, al presidente Napolitano e tutti coloro che volevano negare il diritto di contestare la sentenza- porcata che ha portato all’ordine di arresto per il leader del Pdl. In vacanza sono invece rimasti i ministri Pdl. Per non offendere gli alleati – hanno spiegato – che ovviamente hanno contraccambiato la gentilezza con una serie di insulti e pernacchie al discorso di Berlusconi. Che cosa ci sarebbe stato di offensivo a stringersi attorno al presidente e ai loro elettori non si capisce. Misteri di una politica lontana dalla gente, fatta di riti ipocriti e inutili. Probabilmente hanno preferito tenersi stretta la poltrona miracolosamente conquistata solo grazie alla rimonta elettorale del Cavaliere, ma temo che sia stato un esercizio vano. Dopo ledichiarazioni di Epifani e Bersani, dopo le minacce di Letta in versione maestrino di galateo, penso proprio che il patto fondante di governo sia sciolto nella sostanza. Già che erano al lavoro, i nostri ministri avrebbero almeno potuto evitare che anche il governo Letta, il loro governo, si macchiasse dell’ennesima operazione da Stato di polizia con blitz della Guardia di finanza nei locali delle principali località turistiche italiane la notte del 3 agosto. Roba da pazzi, operazione inutile, come ha dimostrato l’esperienza del governo Monti, che farà scappare altri turisti, stranieri e no, creando molti più danni che benefici. Pensavamo che un governo tenuto in piedi da liberali non potesse permettersi di mettere in discussione le libertà fondamentali, da quelle personali a quelle politiche, da quella di lavorare in santa pace a quella di manifestare liberamente. Non è così. Quindi? Per fortuna Silvio Berlusconi ha detto che lui in ogni caso non mollerà. Attacchiamoci a questo, perché per il resto c’è da avere paura.”