
ROMA – Il Bike Sharing a Roma, servizio inaugurato nel 2008, fermato, ripartito a singhiozzo, a chiuso definitivamente lo scorso luglio. In mezzo, dal 2008 a oggi, più di 500 bici rubate, oltre un milione di spese, incassi che superano di poco i 100mila euro.
Se il passato del bike sharing è nero, il presente non è da meno, nonostante gli annunci del sindaco Ignazio Marino. Qualche tempo fa dichiarava che entro la primavera ci sarebbero state 80 postazioni e mille biciclette in giro per Roma.
Ma oggi le due ruote non possono essere ancora noleggiate da nessuna parte e il bando di gestione del servizio presumibilmente non sarà pubblicato prima dell’estate.
Scrive Michela Giachetta sul Messaggero:
Nel 2009 la gestione passa ad Atac, che sborsa circa 700mila euro per la cessione degli impianti e strutture e per l’acquisto di nuovi mezzi. Nello stesso anno il bike sharing viene esteso anche a Ostia e all’ex municipio III (nella zona di piazza Bologna, Verano, Villa Torlonia), con quattro e tre ciclostazioni. Il totale degli incassi è di 39mila euro, più di 3mila le card emesse. Gli introiti arrivano a 52mila euro nel 2010 (oltre 4mila card). Nel 2010 la gestione del servizio passa ad Agenzia per la Mobilità: quell’anno il costo della gestione e manutenzione delle ciclostazioni, affidati ad Atac, supera i 500mila euro. Nel 2011 si realizzano due nuove ciclostazioni, ad Ostia e al Flaminio, gli incassi sono di poco superiori ai 25mila euro. A partire da giugno 2009 fino alla metà del 2011 si contano oltre 450 bici rubate e numerose altre danneggiate irrimediabilmente. Altre 70 quelle rubate nel 2012 (ne erano state acquistate 150). Si arriva al 2013, a luglio il servizio viene chiuso.
Questo il passato. Il futuro è ancora un punto interrogativo. Nel nuovo Piano generale del Traffico, redatto dall’assessore ai Trasporti e approvato in giunta, è previsto che dalle 29 ciclostazioni preesistenti si arriverà ad 80, con circa 1.200 stalli e 1.000 biciclette. L’assessorato capitolino alla Mobilità ha redatto il bando di gestione del servizio, che costerà circa 2 milioni all’anno.
«Non essendo stato ancora approvato il Piano Regolatore degli Impianti pubblicitari, indispensabile per attivare il servizio di bike-sharing, si stanno cercando soluzioni alternative per reperire risorse e garantire la copertura del bando», spiegano dall’assessorato. Tra queste l’utilizzo del canone del Car sharing, risorse che le società private danno al Comune per ogni auto messa in strada, oppure gli stanziamenti residui del Ministero dell’Ambiente all’interno delle casse del Comune. Oppure, ed è la strada più percorribile, nuove forme di pubblicità alternativa ai cartelloni: il servizio sarà a carico di un’azienda che, in cambio, potrà inserire la sua pubblicità in luoghi da definire, ad esempio le stazioni.
