Camillo Castiglioni, in Germania esce 2° biografia. Ma in Italia…

Camillo Castiglioni

ROMA – Camillo Castiglioni, importante per la storia economica e finanziaria d’Europa, in Italia viene raramente citato e non gli è stata dedicata alcuna biografia. In Germania però è appena uscito Der Haifisch-Aufstieg und Fall des Camillo Castiglioni, di Reinhard Schlüter, la sua seconda biografia.

Come racconta Roberto Giardina su Italia Oggi,

due anni fa era apparso Camillo Castiglioni oder die Metaphysik der Haifische di Dieter Stiefel (Böhlau Verlag, 29.90 euro), ma il nuovo saggio dà più spazio alla vita privata, il che mi sembra indispensabile per capire il personaggio. Entrambi gli autori lo definiscono un pescecane, uno di quei protagonisti spregiudicati che si arricchirono prima e dopo la Grande guerra, e seppero approfittare della disastrosa inflazione seguita alla sconfitta del Reich tedesco e alla disgregazione dell’impero austroungarico.

(…) Era nato a Trieste nel 1879, figlio di Isacco, il più importante rabbino della città. Il fratello maggiore Antonio diventa un apprezzato medico e storico della medicina; lui va a Padova a studiare legge, ma fin da ragazzo dimostra una propensione per la bella vita.

Francesco Giuseppe vieta ai suoi sudditi di studiare in Italia; Camillo si trasferisce a Vienna, negli ultimi splendidi anni della Belle Epoque, frequenta teatri e balli e trascura l’università. All’inizio del secolo, nel 1900, a 21 anni si impiega alla Continental, la più grande fabbrica di pneumatici nell’impero austroungarico. Un posto adatto a Camillo, che insieme con le belle donne ama i motori. Nel 1903 riesce a sposare una cugina di secondo grado, Aläide Vitali. Una ricca ereditiera. Un matrimonio d’interesse?

(…) Dopo la guerra diventa italiano e si arricchisce ancora di più. Entra in affari con Ugo Stinnes, l’uomo più ricco della Germania. Insieme prenderanno la Fiat Austria, che prima della guerra produceva aerei. Confiscata dagli austriaci, torna agli Agnelli, che però se ne vogliono disfare. Il gioco è complicato, tra trasferimenti di pacchetti azionari che avvengono in Svizzera. Ma non è tanto la fabbrica che interessa a Stinnes, quanto le acciaierie e le necessarie forniture di carbone dalla Cecoslovacchia. Pochi anni dopo la sconfitta, l’economia tedesca ritorna dominante in Europa, nonostante l’inflazione. Intanto Camillo ha divorziato ancora per sposare Iphigenie, che ha metà dei suoi anni, la nuova diva del teatro tedesco, si è comprato un palazzo accanto a quello dei Rothschild, nel cuore di Vienna, e colleziona capolavori del Rinascimento italiano: la sua collezione è tra le più importanti d’Europa.

Arrivano i nazisti, Camillo sopravvive alla dittatura, alla nuova guerra e sconfitta. La moglie lo lascia per Hollywood, lui torna in Italia, è l’ambasciatore occulto tra Roma e Tito e si batte per la sua Trieste. Morirà nel 1957 nella sua casa dei Parioli, quasi solo, quasi povero. Dirà alla figlia: «Non ho commesso errori, non mi pento di nulla». Chissà perché in Italia lo hanno dimenticato. Troppo italiano? O troppo mitteleuropeo?

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FIlippo Limoncelli