ROMA – Carlo De Benedetti compra Repubblica? Probabilmente no. Ma intanto Repubblica è stata “tradita due volte dal padre padrone“. A lui, come al dio Saturno-Kronos della mitologia greco-romana, preme innanzitutto divorare i figli”.
I riferimenti biblico (“…prima che il gallo canti tre volte…mi avrai tradito due volte…”) e mitologico sono nel titolo e in un articolo di Giovanni Valentini che interviene sul Fatto nel turbine della polemica.
Valentini conosce bene il territorio e i personaggi, su cui ha scritto anche un libro, per essere stato in posizione eminente fin dalla fondazione di Repubblica poi come direttore di giornali locali e dell’Espresso e vice direttore di Repubblica.
Conosce bene anche Carlo De Benedetti e può anche vantare il merito di essere stato determinante nella conferma della licenza Omnitel da parte del primo Governo Berlusconi.
Come giornalista e come padre sente il dramma e il dolore di De Benedetti costretto, ormai ultraottuagenario, a “dichiarare pubblicamente che i propri figli sono incapaci e incompetenti, come ha detto del suo primogenito Rodolfo e del secondogenito Marco. In qualche misura, è anche un’ammissione di colpevolezza”.
“Tanto più doloroso infatti dev’essere per un padre se è stato lui stesso a insediare gli eredi sulle poltrone e negli incarichi in cui hanno dimostrato – a suo giudizio – incapacità e incompetenza”.
Ora è vero, prosegue Valentini, che la propria capacità o incapacità ognuno la dimostra nei fatti, quando viene messo alla prova. Ma l’incompetenza no, quella risulta già dal curriculum vitae, dalla formazione e dalla preparazione ricevute, dalle esperienze maturate”.
L’articolo di Valentini prosegue come una requisitoria:
“Per la verità, il primo tradimento a danno del gruppo Editoriale L’Espresso fondato da Caracciolo e Scalfari l’aveva consumato proprio l’Ingegnere, avallando la maxi-fusione con le testate della Fiat”, Stampa e Secolo XIX, da cui “è scaturito un ircocervo editoriale, un mostro a due teste”.
E poi, quanto ai danni prodotti, “la nomina di Mario Calabresi nel gennaio 2016 alla direzione di Repubblica, all’insaputa di Scalfari, ha contribuito a ridurre il peso e l’autorevolezza della testata, alimentando un’erosione diffusionale già in atto da anni”.
Ma per De Benedetti non è stato comunque un cattivo affare: “l’Ingegnere – da quando è entrato nel gruppo L’Espresso – ha continuato a fare tranquillamente i suoi affari. A prova di smentite, si può dire che nel corso degli anni, De Benedetti ha ricavato attraverso il suo potere editoriale ben più di quanto abbia investito nei giornali di cui era azionista”.
Valentini prosegue: “Il secondo tradimento il padre-padrone lo consuma adesso inscenando un coup de théâtre che rischia di danneggiare ulteriormente la credibilità e l’immagine di Repubblica, delegittimando i vertici dell’azienda. Se non provenisse da lui, potrebbe essere una buona idea quella di affidare il giornale a una Fondazione, per restituirgli piena autonomia e indipendenza”.
Ma tutto questo a Giovanni Valentini non basta, non è convincente delle reali motivazioni: “A lui, come al dio Saturno della mitologia greco-romana, preme innanzitutto divorare i figli”.