
ROMA – Maria Elena Boschi non è una fatina ma un leader politico, è stata proprio lei a mettere il sigillo sulla riforma del Senato, una riforma di cui si parla da decenni, avverte Claudio Velardi: “Della fine del bicameralismo sento parlare dal 1983”. Quello che conta oggi è che con la Boschi c’è “un gruppo di giovani che si rendono protagonisti della riforma. Qui c’è un abbozzo di nuova classe dirigente che ci fa entrare nella terza Repubblica. A traghettarci non sono uomini o donne della seconda”. Claudio Velardi è stato un protagonista della politica italiana alla fine degli anni 90 e a cavallo del millennio: seguì Massimo D’Alema a palazzo Chigi quando D’Alema era presidente del consiglio.
“Sono contento di questi ragazzi che ci governano: Matteo Renzi, Maria Elena Boschi e gli altri. Andate avanti!”, ha esultato su Twitter. Intervistato da Goffredo Pistelli per Italia oggi, Belardi ha anche delineato il futuro della destra in termini perentori? Un nuovo leader della destra ci sarà solo quando Berlusconi sarà stato mandato in pensione. Tanto il centro destra quanto l’opposizione di sinistra, M5s incluso, secondo Claudio Velardi, soffrono di “impotenza politica”.Nuovo Senato?
(…) D. Bene, giustificata ampiamente la sua contentezza, ci dica qual è il punto, per Renzi, adesso.
R. Che Renzi, come già Winston Churchill, può vincere la guerra e perdere le elezioni.
D. Immagine efficace, spieghiamola un po’ di più, però
R. Che il premier sta portando l’Italia fuori crisi istituzionale ed economica ma, come accadde a l’uomo che vinse la guerra, nel 2018 potrebbe rischiare.
D. Per cosa?
R. Perché la grande coalizione non politica, ma umorale, di quel pezzo di Paese che non vuole rimettersi in moto, provocherà altri problemi
D. Quello è il concentrato di interessi, chiaro, ma di mezzo c’è la politica politicata, che non pare messa bene.
R. È vero, i grillini crescono nei sondaggi ma non nei voti, Matteo Salvini comincia a spegnersi, dimostrando d’essere un fuoco fatuo. Il punto critico vero è che manca un centrodestra credibile.
D. Anche lei comincia a pensare che un avversario vero ci voglia.
R. La gamba del centrodestra deve essere ricostruita, la battaglia di Renzi nel 2018, deve essere, in una logica bipolare, dentro il sistema. Renzi contro tutti è una scommessa ma rischiosa.
D. Con questa legge elettorale poi.
R. Lo so, se non scavalli il primo turno e prendi il premio, al secondo rischi. Qualcuno insiste nel dirgli di cambiare la legge, ma Renzi resiste, perché vorrebbe dire rimettersi alla mercé del notabilato, dei cespugli, di questo e quello. Io capisco che non ne voglia sapere.
D. Vorrebbe fare bingo da solo.
R. Lui guarda al 2018, per la messa a mare dalla «nave Italia». Nella sua testa è da quell’anno che si affronterebbe l’oceano del cambiamento del Paese, perché non dimentichiamoci una cosa
D. Che cosa?
R. Che quello che ha fatto sin qui, l’ha fatto con un Parlamento che non è il suo ma quello di Berlusconi, Grillo e Pier Luigi Bersani (…).
