Cnel soppresso se vince il sì al referendum

Cnel soppresso se vince il sì al referendum

ROMA – La sopravvivenza del Consiglio nazionale dell’Economia sarà decisa da un referendum. Il sì sarà per la soppressione dell’ente, definito inutile e parassitario da Cesare Maffi su Italia Oggi, mentre il voto del no garantirà all’ente la sopravvivenza:

“Quando le simpatie nei confronti di un organo costituzionale mai decollato cominciarono ad assottigliarsi e ci si cominciava a porre l’interrogativo sulla sua sopravvivenza, nel mondo politico l’unico palese sostenitore sulla breccia rimaneva Giulio Andreotti, mentre erano soprattutto i sindacati a non vedere di buon occhio un ridimensionamento o addirittura una cancellazione dell’ente. Va ricordato che i generosi appannaggi a favore dei consiglieri erano sovente girati ai sindacati che li designavano, così da mutarsi in un’impropria forma di finanziamento. C’erano poi alcune centrali sindacali, esterne alla Triplice, che al Cnel ci tenevano per la loro presenza certificata e per la conseguente maggior rappresentatività.

Ridotta la rappresentanza prima, accettate dimissioni in quantità poi, gli ultimi dati disponibili non paiono confortanti in termini di efficienza. Sei convocazioni dell’assemblea quest’anno, andate a vuoto. Su 65 consiglieri si conta una quarantina di dimissioni. Da ultimo se n’è andato il presidente facente funzioni, Salvatore Bosco, sindacalista Uil, succeduto all’ultimo presidente a pieno titolo, l’ex ministro berlusconiano Antonio Marzano. Anche lui, come lo stesso Marzano, come un’altra dozzina di ex consiglieri, è stato citato dalla Corte dei conti per una serie di consulenze deliberate.

Fra i richiesti di risarcimento all’erario figura anche Michele Dau, vicesegretario generale del Cnel e capolista (ma quarto per preferenze) nella formazione di sostegno a Stefano Fassina nelle ultime elezioni capitoline. Il danno erariale di cui è chiamato a rispondere è di 195mila euro. Un aspetto curioso è che, intervistato dal Messaggero, Dau ha addirittura asserito che, quale che sia l’esito del referendum, l’Italia dovrà, per rispetto dei trattati europei, recuperare «un modello sociale vitale di partecipazione e di inclusione nelle responsabilità della vita democratica».

Aria fritta, alate parole, immaginifici obiettivi, che celano il rammarico per la sorte di un organo costituzionale la cui inutilità è stata sempre conclamata e che continua ancora a costare, perché i cinquanta e oltre dipendenti rimasti presso il Cnel opera ancora. Servono a produrre pareri che arricchiscono gli archivi senza trovare lettori. In compenso, la tirata pro Cnel del suo vicesegretario generale ricorda taluni scritti paradossalmente encomiastici della seconda sofistica, sul tipo dell’Elogio della mosca di Luciano di Samosata; ma questi antichi scrittori non erano a carico dei contribuenti”.

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