Consob, dimesso Gaetano Caputi direttore generale. Pons: “Fulmine a ciel sereno”

Gaetano Caputi (Lapresse)

ROMA – Le dimissioni impreviste e inattese, almeno all’esterno, del direttore generale della Consob Gaetano Caputi hanno costituito, secondo Giovanni Pons su Repubblica, un “Fulmine a ciel sereno al vertice della Consob”, la commissione che deve vigilare sul corretto funzionamento della Borsa in Italia. A quanto riferisce Giovanni Pons, le dimissioni

sono arrivate inaspettate. […] Gaetano Caputi [era] arrivato in Commissione nell’aprile 2011 prima come segretario generale e poi promosso dopo pochi mesi alla direzione generale. Una nomina fortemente voluta dal presidente Giuseppe Vegas, in carica da inizio 2011, che aveva imposto un manager esterno nonostante l’opposizione dei sindacati e il contrasto con i regolamenti interni della Consob. Caputi veniva dall’ufficio legislativo del ministero dell’Economia all’epoca del quarto governo Berlusconi, con Tremonti ministro dell’Economia e lo stesso Vegas viceministro.

Anche per quella nomina così contestata il presidente della Consob è stato successivamente indagato dalla procura di Roma per abuso d’ufficio e ora rischia il rinvio a giudizio. È comunque assodato che l’asse di ferro tra Vegas e Caputi ha contraddistinto l’operato della Commissione negli ultimi tre anni e si è fatto particolarmente sentire durante la turbolenta vicenda dell’acquisizione di Fonsai da parte di Unipol. Il via libera a quell’operazione è infatti arrivato nonostante una dura opposizione interna — sia in seno alla Commissione che in alcuni uffici interni chiamati a verificare i conti dei soggetti vigilati — che il tandem di vertice è riuscito ad arginare.

Caputi è stato poi contestato a più riprese per non aver abbandonato per tempo alcuni incarichi durante il suo mandato in Consob, anche questo fatto vietato dal regolamento interno. Ora arrivano le dimissioni di Caputi ma non se ne conoscono le ragioni, se non quelle personali che in questi casi sono d’obbligo. Si tratta comunque di un altro colpo per un’authority che per molto tempo è stata governata da un numero di commissari ridotto a tre, poi a due e poi riportato temporaneamente a tre in attesa che il governo decida se è il caso che l’organo collegiale sia composto da cinque membri.

Oppure se debba confluire sotto l’ala della Banca d’Italia, come successo con l’Ivass, l’organo che vigila sulle assicurazioni.

 

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FIlippo Limoncelli